Haifaa Al-Mansour, la prima regista donna a girare un film in Arabia Saudita, dopo aver scaldato i cuori con una storia di speranza come La bicicletta verde, sorprende tutti e dirige la biografia di Mary Wollstonecraft Godwin, più conosciuta come Mary Shelley, autrice di uno dei romanzi horror più famosi di sempre: Frankenstein.

Scritto dalla regista, che debutta con un film in lingua inglese, con Emma Jensen, Mary Shelley racconta la storia che c’è, non dietro, ma dentro Frankenstein ossia le esperienze di vita dell’autrice (Elle Fanning sempre più brava), la scomparsa della madre, rivoluzionaria femminista incapace di dar retta alla ragione quando si trattava del cuore, quando lei aveva 10 giorni; la seconda moglie del padre grande autore e libraio; una relazione burrascosa con un celebre poeta; il senso di abbandono dovuto all’essere orfana di madre e il vuoto insuperabile causato dalla morte della sua bambina.


Due anni di vita. Da quando Mary aveva sedici anni fino ai 18, anno in cui termina il suo primo epocale romanzo, Haifaa Al-Mansour racconta una storia non convenzionale utilizzando i canoni classici del genere “dramma in costume”.
Mary Shelley è un’ottima prova per tutti: dagli attori, energici nei ruoli, alla regia che sa coinvolgere.