Master of None – Stagione 2

Era il 2015 quando su Netflix, all’epoca appena sbarcata in Italia, comparivano per la prima volta i primi 10 episodi di Master of None, serie semi-autobiografica ideata e interpretata dal comico statuinitense di origini indiane Aziz Ansari. L’inaspettato successo della prima stagione, unita a una serie di complesse esigenze di produzione, ha portato a un’attesa di quasi due anni per l’arrivo di 10 nuovi episodi, approdati sulla piattaforma il 12 Maggio scorso. Tra location diverse (i primi due episodi sono interamente girati e ambientati in Italia, a Modena), citazioni, omaggi ed episodi al limite dello sperimentale, il comico americano sembra aver deciso di dare alla serie un’impronta decisamente più autoriale.

Il primo episodio si apre in un’incantevole Modena in bianco e nero dove il nostro Dev (Ansari), lasciato due anni fa in una caotica New York, ha deciso di ritirarsi per passare un po’ di tempo con se stesso e imparare a fare la pasta come si deve. Qui conosce i promessi sposi Francesca (Alessandra Mastronardi) e Pino (Riccardo Scamarcio), in compagnia dei quali passerà diversi mesi finché l’amico di sempre, Arnold (un esilarante Eric Wareheim, qui anche regista di un paio di episodi) non lo riporterà nella sua New York, dove ad attenderlo c’è un tanto remunerativo quanto improbabile lavoro come conduttore di un bizzarro contest di cupcakes su un noto canale di cucina. Qui ha modo di lavorare con il masterchef Jeff Pastore (Bobby Cannavale), carismatico volto della televisione che nasconde però una serie di lati oscuri. La vita di Dev verrà ulteriormente sconvolta dall’arrivo inaspettato a New York di Francesca, che a pochi mesi dal matrimonio sembra essere più confusa che mai sul proprio futuro.
Tutti questi avvenimenti sono distribuiti in 10 episodi e intervallati da lunghi excursus su personaggi secondari, come ad esempio l’episodio Thanksgiving, incentrato sul personaggio di Denise (alter ego dell’attrice che la interpreta, la sceneggiatrice e amica personale di Ansari Lena Waithe), e persino un lungo episodio dal sapore vagamente alleniano che segue le vicende di tre distinti gruppi di personaggi che nulla hanno a che fare con i protagonisti, una sorta di omaggio a New York e alla sua diversità (appunto dal titolo New York, I Love You).
Insomma, tra bianco e nero, episodi stand alone ed esercizi di stile vari è quasi più veloce elencare tutte le idee che ansari e gli altri autori non hanno inserito in questa seconda stagione di Master of None. E questo è sia un pregio che un difetto di questi 10 nuovi episodi: se è infatti più che apprezzabile la natura poliedrica di una stagione in cui convivono una trama orizzontale tutto sommato interessante ed espedienti narrativi originali, è anche vero che una certa mancanza di omogeneità non solo porta a episodi non completamente riusciti (su tutti i primi due) ma origina inevitabilmente una generale confusione che a tratti fa addirittura perdere il filo della trama principale. L’impressione è che Ansari abbia voluto trasformare questa seconda stagione in una sorta di bacheca dei ricordi, un diario personale in cui mettere tutti i propri interessi, tutte le proprie passioni (da qui i continui riferimenti al cibo e all’Italia, compreso il cameo dello chef stellato Massimo Bottura) e dove all’occorrenza possono lasciare la loro firma anche amici e collaboratori, come i già citati Eric Wareheim (qui regista di due degli episodi più riusciti) e Lena Waithe, guest writer di un’episodio semi-autobiografico (appunto l’ottavo, Thanksgiving) tanto apprezzabile quanto scollegato da tutti gli altri episodi.
Ad arricchire la serie è certamente una colonna sonora ricercatissima, dagli omaggi alla musica italiana (dal mostro sacro Lucio Battisti al pioniere del funk in italia Pino D’Angiò) a brani storici dell’hip-hop scelti a commento dei fatti narrati, come l’azzeccatissima Only God Can Judge Me, pietra miliare della discografia di 2Pac inserita nell’episodio Religion, in cui Dev affronta il suo rapporto con l’islam, la religione dei suoi genitori (interpretati come nella prima stagione dal padre e dalla madre di Aziz, Shoukath e Fatima Ansari).
In conclusione, questa seconda stagione di Master of None presenta una serie di interessantissime idee sviluppate alcune bene e alcune meno bene, assemblate magari in modo un po’ poco omogeneo ma che contribuiscono a rendere la serie più che valida.

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