Michele De Luca, una vita “con” la fotografia

Il suo primo libro fotografico presentato da Italo Zannier

“L’essenza della fotografia consiste nel cristallizzare in “immagini” di ciò che si vuole sottrarre alla caducità, alla fragilità e all’effimero del suo vivere o manifestarsi, per ancorarvi il nostro ricordo individuale o collettivo; con una forza evocativa che saprà poi sprigionare altri “cari frammenti” (come scriveva Umberto Saba) di esistenza, di suggestioni, di “apparenze”, che altrimenti sarebbero sacrificate ad una morte assoluta e senza ritorno. E l’immagine, che così rende concreto il ricordo, diventa a sua volta fonte di ulteriori memorie, di quella “ultima riserva del passato, la migliore” di cui scriveva Marcel Proust. A renderla magica, oltre alla sensibilità del fotografo, ci pensa poi quel tanto di imprevedibile che ad ogni foto proviene da ciò che l’occhio umano non vede e dalla tecnologia che, come diceva Franco Vaccari, “ha una sua autonomia”.

Michele De Luca, Venezia, Palazzo Zenobio, 9-7-2011 – © Michele De Luca

Così Michele De Luca ci introduce nell’affascinante percorso delle immagini da lui realizzate e pubblicate dall’Editrice Quinlan di San Severino Marche nell’elegante volume fotografico intitolato “Dettagli” presentato da Italo Zannier. La successione delle fotografie, tutte a colori, è scandita da cinque sezioni (“Sguardi”, “Strappi”, “Fantasmi”, “Memorie”, “Graffi”), trova un comune denominatore di un occhio dell’obiettivo puntato con attenzione, curiosità e meraviglia sul (come suggerisce il titolo del libro) “dettaglio”, vale a dire su un particolare, una minuzia, da un elemento assolutamente secondario o irrilevante che viene “estirpato” da un tutto e decontestualizzato da un “insieme”, rendendolo protagonista assoluto di una nuova immagine, dotata di una sua vita nuova, autonoma e dotata di forza comunicativa inedita, capace di stimolare proprie suggestioni visive e intellettuali.

Venezia, Fondamenta San Felice, 27-06-2019, © Michele De Luca

Michele De Luca (Rocca d’Arce, Frosinone, 1946; vive tra Roma e Venezia), giornalista e saggista, con vari interessi, come l’arte in generale, ma anche la poesia e la satira, coltiva la sua passione e il suo interesse culturale e artistico per la fotografia fin dagli anni dell’infanzia, come racconta in una sua nota autobiografica, legata alla memoria del nonno materno, Paolo De Camillis, uomo di raffinata cultura e fotografo in tempi in cui la fotografia, tra Otto e Novecento, era un fenomeno di élite e non di massa. De Luca tiene a dire che la sua non si può dire una vita “per” la fotografia”, ma “con” la fotografia, perché, anche se non esclusivamente, ha accompagnato la sua esistenza, come promotore e organizzatore culturale, realizzatore di mostre, e curatore di uffici stampa per grandi eventi espositivi ed editoriali sempre nel campo della fotografia, nonché come assiduo collaboratore di giornali e riviste e autore di un volume, “Appunti di fotografia. 1986-2010”, edito da Ghirlandina sempre con prefazione di Zannier (di cui è in uscita il secondo volume). Il tutto nell’arco di ben cinque decenni.

De Luca ha sempre fotografato, ma è da una ventina d’anni che, con la sua digitale, ha intrapreso e portato avanti un rigoroso percorso di ricerca, mirato a fotografare il “volto effimero e mutevole” di città (tra cui in primo luogo Roma e Venezia) e al recupero di immagini destinate a sparire, per un archivio, appunto, di quello che altrimenti andrebbe ineluttabilmente perduto. Per la qualcosa, solo la fotografia ci può servire a conservare e tramandare.

Venezia, 19-6-2020, © Michele De Luca

Scrive nella sua presentazione Italo Zannier: “Michele De Luca è, non solo come fotografo, studioso e giornalista, tra i testimoni occulti e umili del nostro tempo, vivendo però voracemente una ricerca, anche a passeggio, nel quotidiano paesaggio di immagini, scegliendo quelle suggerite all’occhio, ma coincidenti al pensiero, passo dopo passo. Immagini che esistono come “soggetti”, banali o misteriosi per altri. Si presentano nell’orizzonte di un muro insultato e strappato da uno sgorbio spray, come invece emerge dalla cenere di un poster accattivante, di un segno casuale, che tende a dialogare-suggerire-dire-urlare attimi di vita, che si evolvono nel tempo corrivo della cultura fisica dell’esistenza. Raccoglie così una vicenda espressiva del nostro tempo, affannato a promettere o a contestare passato-presente-futuro, ma soprattutto l’oggi, credo con civile speranza, piuttosto che disperazione”.

La gioia, l’inesauribile curiosità del guardare, di memorizzare e di archiviare nel proprio immaginario visivo, De Luca ce lo dice, accommiatandosi, come si legge nella citazione di una testimonianza di insuperabile maestro dell’obiettivo e del clic come il francese Robert Doisneau: “Chi non ha mai provato la gioia che dà l’incontro di un istante in cui tutto pare organizzarsi in una storia di armonia provvisoria, non può capire ciò che spinge un individuo a cercare e a voler cogliere altri momenti simili con l’aiuto di una scatola nera munita di un occhio di vetro”.