Le recensioni dei partecipanti alla Critics Academy:
Impossibile non pensare a Duel di Spielberg guardando l’imponente ed inquietante camion in Miséricorde, che con la sua oscura presenza incarna i sensi di colpa che aleggiano per l’intera durata del film. Proprio a causa di un incidente stradale, infatti, Thomas, poliziotto in vacanza con un evento tragico alle spalle, inizia la sua corsa alla ricerca del colpevole, vagando per le strade canadesi apparentemente interminabili, simbolo del percorso verso la propria redenzione. Come in ogni western che si rispetti, anche in questo caso il cowboy burbero è in realtà un modello che funge da guida agli altri personaggi, consentendo giustizia e perdono che invece a lui sono negati. Tutto questo è narrato da Fulvio Bernasconi con un’incredibile eleganza delle immagini perfettamente misurate al malessere dei personaggi, senza mai cadere nell’eccesso.
Di Danae Bulfone
Negli infiniti spazi desolati del Québec – a 1200 km da Montreal – si trova Val d’Or, cittadina dove i bianchi convivono in rapporti non troppo rilassati con gli abitanti della riserva indiana di Lac Simon. In uno scenario simile un turista europeo non passa certo inosservato, specialmente se inizia a porsi in concorrenza con la polizia in seguito alla morte di Mukki, adolescente della comunità nativa. Lo svizzero Thomas si rivela inoltre essere un poliziotto, anche se come personaggio ricorda più il classico cowboy solitario con un’ombra alle spalle, in accordo anche all’atmosfera generale da western che pervade la prima parte del film. La situazione cambia totalmente registro quando Thomas trova il camion che ha investito Mukki, ma soprattutto è scoprendo chi lo guidava che ogni certezza cambia. La coproduzione Svizzera-Canada diretta da Fulvio Bernasconi mette in discussione le motivazioni che spingono i personaggi ad agire in un certo modo, costruendo un intreccio che solo verso la fine si riesce a distendere, anche se forse mai del tutto.
Di Carolina Kravina