Monterossi è la nuova serie tv originale di Amazon Prime Video, prodotta da Palomar, e tratta dai romanzi di Alessandro Robecchi (ed. Sellerio).

Uscirà a fine marzo il nuovo romanzo, “Una Piccola Questione di Cuore” (la copertina è una delle più belle) sempre con protagonista Carlo Monterossi, milanese autore televisivo, con i sovrintendenti di polizia Ghezzi e Carella, e con tutto il microcosmo meraviglioso che Alessandro Robecchi (scrittore e autore televisivo anche di Maurizio Crozza) ha creato e fatto amare dal 2014 (i romanzi sono 8, più una serie di racconti e “corti” in varie raccolte sempre editi da Sellerio).

C’è tanta Milano, c’è Bob Dylan come guida spirituale di Carlo Monterossi, c’è il quotidiano della vita che scorre in Questura, c’è la “grande fabbrica della merda”, la televisione e il programma televisivo che Monterossi ha visto a poco a poco disfarsi per vendersi e prostituire sentimenti.

Quella di Alessandro Robecchi è una scrittura disinvolta che conosce bene i meccanismi del noir e le regole della geometria dei gialli (Monterossi e Ghezzi si trovano talvolta per caso talvolta per volontà ad investigare sulla stessa strada), e li incornicia con personaggi meravigliosi, intriganti, ironici e auto-ironici per salvarsi la vita dalla realtà, concreti e umani, per avere una chiave di interpretazione della realtà meno cupa.

Dal 17 gennaio su Amazon Prime Video debutta in 6 episodi (trasposizione di 2 romanzi) Monterossi, per la regia di Roan Johnson, che ha adattato i libri con lo stesso Robecchi e con Davide Lantieri.

Il consiglio che vi diamo con il cuore è in mano è: leggete i romanzi. Se per caso vi dovesse piacere la serie, leggete i romanzi, vi piaceranno impagabilmente di più.
Se per caso, probabile, la serie non dovesse piacervi, leggete lo stesso i romanzi: non ve ne pentirete e scoprirete personaggi, storie, e casi gialli che vi appassioneranno.

Abbiamo visto gli episodi in anteprima e non ce ne facciamo una ragione. Non è tanto l’aver riscritto completamente alcuni personaggi. Potremmo anche far finta di capire, se almeno avessero lasciato il segno.

Quello di cui non ci capacitiamo, oltre alla lentezza immedicabile, o mancanza di ritmo, a una regia confusa (ci sono alcune sequenze raccontate inspiegabilmente e improvvisamentein flasback), a una Milano banale e turistica, e alla insopportabile recitazione (si salva solo la meravigliosa Carla Signoris), è l’aver sbagliato su tutti i fronti i toni originali del romanzo. Non stiamo parlando di linguaggio narrativo, di parole su carta, e di linguaggio televisivo. Sono due cose diverse. Appurato. Certificato. Andiamo avanti.

Ma il Monterossi depresso (orrore!!!) di Fabrizio Bentivoglio, il Ghezzi di Diego Ribon e il Carella di Tommaso Ragno, la casa stessa di Monterossi (probabilmente tutti i soldi della produzione sono andati in aggeggi e mestoli per l’inspiegabile cucina del protagonista), sono quanto mai di più lontano dall’immaginario creato e scritto da Alessandro Robecchi.

La delusione che abbiamo provato ci ha stretto il cuore di dolore.
Non ci resta che ricominciare a leggere da capo i romanzi ed aspettare il nuovo, per riprenderci.