Alexandre Dumas sarebbe fiero del suo quinto moschettiere Giovanni Veronesi che ha (ri)scritto, con Nicola Baldoni, e diretto la penultima missione degli spadaccini più famosi della Letteratura.
Sono passati circa trent’anni, siamo in pieno ‘600 o 1650 suppergiù e di D’Artagnan (Pierfrancesco Favino), Porthos (Valerio Mastandrea), Athos (Rocco Papaleo) e Aramis (Sergio Rubini) resta la leggenda. Chi più chi meno acciaccati (ginocchia e gomito dello spadaccino si fanno sentire) cinquanta/sessantenni, hanno deposto cappa e spada da parecchi anni: sono reduci che conducono vite diverse e anche tra di loro si sono persi di vista.
D’Artagnan è uno sgrammaticato allevatore/commerciante di bestiame; Athos è un vecchio nobilastro lussurioso che vive in un castello; Aramis si è rinchiuso in un convento ed è diventato un abate per scappare dai creditori, Porthos è un depresso alcolizzato che si è ritirato nella campagna francese e coltiva le erbe che gli permettono di ottenere il laudano, un liquido allucinogeno molto amaro a base di oppio, zafferano e lacrime di coccodrillo… (o fiori morti e lacrime di cinghiale)
Sono convocati di nuovo a corte dalla Regina Anna (Margherita Buy) per salvare la Francia dalle trame ordite a corte dal perfido Cardinale Mazzarino (Alessandro Haber), con la sua cospiratrice Milady (Giulia Bevilacqua).
Affiancati nelle loro gesta dall’inscalfibile Servo/Sergio muto (Lele Vannoli) e da un’esuberante ancella (Matilde Gioli), i quattro – in sella a destrieri più o meno fedeli – senza indugio, dopo aver abbandonato di nuovo tutto, combatteranno per la libertà dei perseguitati Ugonotti e per la salvezza dell’erede al trono, il parruccato e dissoluto Luigi XIV (Marco Todisco).
Non proprio al grido di Uno per Tutti e Tutti per Uno (“Non dirlo che porta rogna” “Ma se lo abbiamo sempre detto!” “E guarda come siamo finiti!”), Moschettieri del Re – La Penultima Missione è un’esilarante storia che rispetta il mito, ma lo reinventa adattandolo alla commedia – quella classica dei grandi Maestri – italiana. Girato nella meravigliosa Lucania, è una (dis)avventura esilarante, bizzarra e fantasiosa, rispettosa e goliardica.
Riesce ad avere tutte queste qualità grazie agli interpreti, un quartetto che ha impersonato questi arrugginiti moschettieri con tanta malinconia e spirito nazional popolare, con tempi comici perfetti, che solo grandi e generosi attori sanno rispettare.
Tra una risata e l’altra, Veronesi osa anche una critica sociale sulla tortura “chissà se nell’800 ci sarà ancora la tortura) creando anche un azzardato parallelismo tra gli ugonotti che fuggono dalla persecuzione cattolica ai migranti che scappano da guerre e fame (sul finale la scena si sposta ai nostri giorni). Fatto sta che come nel ‘600 e in tutti i secoli le guerre di religione sono una ferita che nessuno riesce a suturare.
Si ride tanto, grazie alla grinta degli attori e soprattutto grazie ad un copione che gioca con le parole (l’italiano francesizzante sgrammaticato di Favino vale il prezzo del biglietto): un linguaggio colto elaborato insieme a quello del volgo; e alcuni discorsi nonsense (memorabile quello sul confine suppergiù), aggiungono un tocco di surreale.
Una brillante commedia da vedere che riflette sul tempo, sul mito, sull’età e lascia con il cuore leggero. Una favola leggendaria per ogni età, che far venire voglia di rileggere la saga scritta nel 1844.
Titolo originale: Moschettieri del Re
Nazione: Italia
Anno: 2018
Genere: Commedia
Durata: 110′
Regia: Giovanni Veronesi
Cast: Pierfrancesco Favino, Rocco Papaleo, Valerio Mastandrea, Sergio Rubini, Margherita Buy, Valeria Solarino, Matilde Gioli, Alessandro Haber, Giulia Bevilacqua, Raffaele Vannoli
Produzione: Indiana Production Company
Distribuzione: Vision Distribution
Data di uscita: 27 Dicembre 2018 (cinema)