Edward Norton dirige, sceneggia e interpreta un ambizioso noir tratto dall’omonimo romanzo di Jonathan Lethem, pubblicato nel 1999. Dopo vent’anni dalla lettura di quel libro, dopo tanti progetti realizzati, cinque anni fa Norton ha deciso che era giunto il momento opportuno per realizzarne un film.
La storia è ambientata a metà degli anni 50 (a differenza del romanzo che si svolge negli anni 90). Lionel (Brooklyn) Essrog (Norton) è un detective privato con la sindrome di Tourette, che gli fa dire cose senza freni, incontrollate, a volte buffe a volte no, scatenate da comportamenti, suoni, disordini; un problema che lui definisce del cervello, non sa da cosa possa derivare, sa solo che non c’è una cura.
Mentre indaga sull’omicidio di un suo caro amico, che , quando era orfano, lo prese sotto la sua ala protettiva, insieme ad altri suoi compagni, finisce sulle tracce di un potente politico di New York (Alec Baldwin), che sta sradicando interi quartieri per costruire e costruire. In questa impresa rischiosa, di corruzione, disprezzo per le minoranze e razzismo, è aiutato da un una coraggiosa avvocato (Gugu Mbatha-Raw).
Motherless Brooklyn è un romanzo sul grande schermo. Norton non ha fretta e sfoglia le sue sequenze. Non gli importa di realizzare un film antispettacolare, tanto che talvolta bisogna saper rinunciare alla voglia di capire quel che sta succedendo per apprezzarne l’atmosfera. Norton grazie alla sua audacia, e ovviamente a un cast in perfetta sintonia con il copione, riesce a rendere affascinante questo poliziesco.