Presentato nella Quinzaine des Réalisateurs alla 68a edizione del Festival di Cannes, Much Loved è il sesto lungometraggio del regista franco-marocchino Nabil Ayouch, ambientato tra le discoteche e le periferie costituenti l’habitat di Noha (Loubna Abidar), una delle tante prostitute che, assieme alle “colleghe” Soukaina (Halima Karaouane) e Randa (Asmaa Lazrak), non ha altra scelta che fare mercanzia del proprio corpo.
Per sbarcare il lunario nella multiforme Marrakech le tre donne hanno imparato a muoversi con relativa indipendenza e confidenza in un mondo notturno popolato da poliziotti corrotti e transessuali. Le loro situazioni individuali sono comprensibilmente complicate: se infatti Noha incontra sempre crescenti difficoltà nell’esercizio del ruolo di madre e teme di essere esclusa dal suo nucleo familiare, Randa è frustrata dalla necessità di nascondere la propria omosessualità e dall’impossibilità a raggiungere il padre stabilitosi in Spagna, mentre Soukaina è insospettita dal comportamento di un assiduo cliente, un rapporto destinato a chiudersi in tragedia. L’abuso subito da Soukaina decreterà tuttavia il fortuito incontro con Hlima (Sara Elhamdi Elalaoui), una ragazza di campagna in dolce attesa che sarà infine accolta da Noha, al fine di ristabilire l’armonia antecedente la violenza.
Nonostante si tratti di un film di denuncia non particolarmente incisivo, la pellicola è stata vietata in patria per contenuti che secondo le autorità marocchine lederebbero l’immagine della donna e della nazione, ed è valsa al regista svariate minacce e una denuncia per oscenità: Marrakech è invero dipinta da Ayouch quasi come una moderna Sodoma, in cui il denaro, sovente nelle tasche degli imprenditori stranieri più che in quelle dei locali, può comprare ogni cosa, esseri umani di qualsivoglia sesso ed età compresi (si pensi al breve dialogo alla tavola calda in cui il bambino mendicante confessa di prostituirsi con gli europei). L’elemento per cui però il film si fa notare – è incerto se in positivo o in negativo – è l’insolita struttura narrativa, simile per certi versi alle serie televisive cosiddette “verticali”: a un’attenta analisi, esso appare per l’appunto composto da micro-episodi dotati di autonomia narrativa e cuciti assieme solo per sommi capi, con il pregio di riuscire a caratterizzare allo stesso grado di complessità tutti i personaggi e non la sola protagonista.
Possiamo prevedere poi che a ogni momento di serenità corrisponderà necessariamente un litigio, con conseguente riappacificazione: in quest’ottica può essere interpretato anche il comparto tecnico, parimenti, e forse eccessivamente, ripetitivo: per esempio, quando la sera le tre si avviano a una festa v’è un’inquadratura descrittiva dal finestrino dell’auto che illustra la vita notturna, indi ve n’è una mattutina al loro ritorno; inoltre, per tutta la durata della prima scena in macchina vengono messe in campo le medesime inquadrature – nello specifico: primo piano su Noha, primo piano su Randa, campo più largo che abbraccia tutti i passeggeri – sempre nel medesimo ordine. Ciò detto, resta inspiegabile il brusco cambio di registro quando, verso la fine del film, Hlima perde il bambino: una scena che potrebbe perfettamente essere ascritta al genere horror se estrapolata dal contesto, dati l’uso improvviso dello zoom, i volti atterriti delle interpreti e la presenza del sangue.
Alla luce di quanto detto sinora, risulta più chiara la frase pronunciata da Hlima nel finale: per queste donne emarginate e al contempo sfruttate dalla società, il presente, per quanto gravido di grandi speranze, si rivela indissolubilmente vincolato al futuro in una vana illusione di cambiamento che mai giungerà. Illusione certamente coadiuvata dalla loro professione, che le costringe in un turbine di alcol e sesso il cui solo vantaggio è impedir loro una lucida – e pertanto dolorosa – riflessione sul loro avvenire: a fungere da ulteriore antidoto a questo “male di vivere” resta comunque l’umorismo che le contraddistingue e a cui è improntato il film stesso.
Titolo originale: Much Loved
Nazione: Marocco
Anno: 2015
Genere: Drammatico
Durata: 103′
Regia: Nabil AyouchSito italiano: www.muchloved.it
Social network: facebook
Social network: facebook, twitter
Cast: Loubna Abidar, Abdellah Didane, Sara Elhamdi Elalaoui, Halima Karaouane, Asmaa Lazrak
Produzione: Les Films du Nouveau Monde
Distribuzione: Cinema
Data di uscita: Cannes 2015
08 Ottobre 2015 (cinema)