“Un thriller romantico con una componente sovrannaturale” è la descrizione della seconda opera di Andrea De Sica.

Dopo I figli della notte presentato al Torino Film Festival del 2016, arriva sulle principali piattaforme il film Non mi Uccidere, liberamente ispirato al romanzo di Chiara Palazzolo (edito da SEM Società Editrice Milanese e tornerà in libreria il 29 aprile).

Mirta ama Robin alla follia, lui le promette che sarà amore eterno. In una cava abbandonata, la voglia di trasgredire costa la vita a entrambi. La ragazza però si risveglia e non può che sperare che Robin faccia lo stesso, proprio come le aveva promesso. Ma niente è come prima. Mirta capisce di essersi trasformata in una creatura che per sopravvivere si deve nutrire di carne umana. Ha paura. Braccata da uomini misteriosi, combatte alla disperata ricerca del suo Robin.


Coraggioso, intenso, insolito,
Non mi Uccidere è una dark story che funziona, grazie a un lavoro di squadra tra attori, regia e soprattutto sceneggiatura scritta da Gianni Romoli, il collettivo GRAMS* e Andrea De Sica.

Andrea De Sica: “Ho cercato di raccontare storia d’amore dove l’innamoramento è sfumato e misterioso, imperscrutabile, trascende la vita normale e le sicurezze. Mirta, la protagonista, rimette in discussione la sua vita buttandosi in una dimensione nuova. Mi piace mescolare generi. Questa è una favola nera che racchiude l’urlo di dolore e di passione di tanti adolescenti”.


Giovanni Romoli: “Ho letto il libro nel 2005 e all’epoca avevo contattato Chiara Palazzolo per chiedere i diritti, soprattutto perché era da tempo che non facevo un film horror (da Dellamorte Dellamore di Michele Soavi). Non era un progetto facile, anche perché il testo è strutturato come un monologo. Ho scambiato con lei idee su come portalo al cinema: Chiara fin da subito non ha voluto partecipare alla sceneggiatura, aveva capito immediatamente che la riduzione a film significava cambiare modalità di linguaggio, consapevole che avremmo fatto un film “più pop” e meno filosofico. Ma per lei era fondamentale la metafora del passaggio dall’età adolescenziale all’età adulta”.

                                    – Perché il film arriva solo ora? –
“Il mercato italiano non credeva in questo genere di film. È stato difficile farlo all’inizio: per i distributori era più conveniente comprare questi film all’estero. Nel corso degli anni poi è arrivato l’interesse di Andrea De Sica. Dopo il successo di Lo chiamavano Jeeg Robot, si sono aperte le strade a generi diversi. Io avevo bisogno di un occhio nuovo perché lo avevo scritto per troppe volte Il collettivo GRAMS e De Sica mi hanno aiutato a liberarmi dal passato”.

Collettivo GRAMS: “Per noi è stata una bellissima avventura. Siamo stati coinvolti subito dal progetto che alla prima lettura del soggetto. Lo abbiamo adorato perché trattava tematiche fortissime, sentite da noi. Poi chiaramente fa piacere sentire che siamo riusciti a portare forza nuova ed energie fresche”.

Andrea De sica: “Alcuni ne parlano paragonandolo alla serie Twilight. Ma non abbiamo mai usato quella storia come rifermento. Il romanzo di Chiara Palazzolo è del 2005, ben prima di Twilight. È un melò travestito da horror: mi spiego, la dimensione è quella del melò ma il film affonda poi in una dimensione drammatica e violenta, senza paura, con audacia. Noi abbiamo una protagonista femminile, in primo piano dall’inizio alla fine. Qui il mondo femminile è ben separato da quello maschile. Le donne hanno un legame solido, una forza; le donne hanno l’ultima parola”.

   – Come avete mantenuto la metafora adolescenziale tanto cara all’autrice? –
“Qui il tema dell’amarsi fino a morirne gioca un ruolo metaforico, per raccontare un momento cruciale di ogni esistenza: il passaggio all’età adulta e il suo carico di rabbia e di disillusione. Mirta muore per una promessa d’amore. Il suo coming of age passa attraverso la morte della vecchia sé e la resurrezione di una nuova sé, attraverso la scoperta di una ferocia predatoria che la porta distruggere e a divorare il passato, e attraverso l’apprendimento delle regole basilari della propria sopravvivenza: come nutrirsi, come evitare la minaccia della decomposizione e dei Benandanti, come trasformarsi in un’adulta che aggredisce la vita, senza essere più aggredita a sua volta.

                                   -Cosa è cambiato dal primo film? –
“Io mi sento autore quando faccio il lavoro, cerco di essere attaccato a qualcosa di personale. Ogni cosa un po’ di riguarda. Qui siamo abituati all’autorialità come realismo, dramma, dialetto. Io questo lo vorrei superare, sono lo stesso di 5 anni fa. Non sono cambiato.
La paura resta il filo conduttore dei miei lavori, mi piace la fascinazione del male, spero venga fuori dal mio mix di immagini e suoni che creiamo. Sono affascinato dagli aspetti notturni della nostra mente. Spero che si crei un traino”.

 

Il film sarà disponibile dal 21 aprile per l’acquisto e il noleggio su

Apple Tv app, Amazon Prime Video, Youtube, Google Play, TIMVISION, Chili, Rakuten TV, PlayStation Store, Microsoft Film & TV e per il noleggio su Sky Primafila e Mediaset Play Infinity.

 

Il film è una produzione Warner Bros. Entertainment Italia e Vivo film, prodotto da Marta Donzelli e Gregorio Paonessa, con il sostegno di MiC – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo e IDM Alto Adige e Regione Lazio – Fondo Regionale per il Cinema e l’Audiovisivo.

La fotografia è di Francesco Di Giacomo,
la scenografia di Daniele Frabetti,
i costumi di Chiara Ferrantini,
il montaggio di Pietro Morana,
il casting di Gabriella Giannattasio.
Le musiche originali sono composte da Andrea Farrie Andrea De Sica.