Si inaugura sabato 15 ottobre 2016, alle ore 18.00 presso lo Studio Spazomiramare di viale Miramare, 17 a Trieste “Opere recenti” la personale dell’artista veneziana Silvia de Giudici. La mostra sarà aperta fino al 30 ottobre 2016.
“Ti ho fatto io” è il titolo di un dipinto di Silvia de Giudici realizzato negli ultimi anni come gli altri presenti in questa sua personale. Si tratta di un esplicito inno alla creatività della donna/madre, intesa sì come naturale femminilità genetica ma anche artistica e umana. L’autrice, infatti, vuole rimarcare un sempre più convinto ritorno alla materia della pittura tout court, una decisa rinascita motivazionale in tale arte per ritrovare un senso esistenziale che vale, anche a livello terapeutico del fare, a volte con maggiore successo rispetto a qualsiasi, più o meno scientificamente aggiornata e utile, seduta psicoanalitica.
Da qualche anno dopo aver sondato e sperimentato altri ambiti di ricerca, Silvia de Giudici, si dedica, con rinnovata passione, a questa antica e inesauribile arte, fonte di riapertura di lacerazioni dolorose ma anche di soddisfazioni che si rinnovano ciclicamente nel corso delle varie esistenze del vivere quotidiano. Ciò che avverte la nostra autrice, in termini più autentici, è una sorta di catarsi, di liberazione dalle varie vicende più o meno tristi e drammatiche che incombono sulle diverse esistenze umane, è un ritrovare nella pittura, con tutte le sfumature dei suoi intrinseci eterni e rinnovati valori, tutta una serie di forti spinte motivazionali del suo fare artistico. Nella maggior parte dei casi, nei soggetti realizzati, si individuano dei ritratti che genericamente rientrano in una chiave di lettura che non esiteremo a classificare espressionista, di derivazione soprattutto nordica e in particolare di matrice tedesca, alla quale la lega, forse, una congenita impronta anche triestina, che rimanda a un’ancora presente dimensione mitteleuropea. Non si avverte comunque un’intenzione puramente mimetica che denoti una qualche derivazione da soggetti studiati e per tali motivi assunti come motivi da riprendere con obbiettività nelle loro fattezze. Tali soggetti costituiscono, invece, dei pretesti per addentrarsi, – reimpossessandosene – nelle prerogative storiche e contemporanee della pittura.
Ciò che si rivela interessante è che nei suoi dipinti si percepisce con immediatezza già un superamento di una radicale e ormai logora dicotomia tra figurativo e astratto che tanto ha insistito, in contrapposizioni finalmente ridicole, nel corso del XX secolo. Tra gli anfratti della sua pittura si percepiscono, alla fine, a volte espressi con tagliente vigore, quei principi rasserenanti che hanno caratterizzato, nella storia dell’arte, passaggi tonali di tanta pittura veneta che le appartengono ab origine. In questa continua attenzione alla visione, all’osservazione scrupolosa della realtà, sia essa manifesta nelle migliori opere del passato o emergente nell’urgenza di un incalzante quotidiano, che si manifesta la sua arte sulla quale ora ci propone questo attimo di riflessione. Un invito utile e sicuramente proficuo per ripartire sempre con più vivace entusiasmo e convinzione grazie all’inesauribile e prolifico linguaggio di un’arte che non avrà mai fine.