Un doppio anniversario apre la breve stagione lirica del Verdi di Padova: il centenario della morte di Giacomo Puccini e i 120 anni dalla prima di Madama Butterfly. Tragedia dell’ingenuità, quella della giapponesina quindicenne, ripudiata dalla famiglia, sedotta e abbandonata dal Pinkerton colonizzatore che torna a prendersi il figlio – no, non si trattava della GPA. Non ci si pensa, presi dalle melodie esotiche e languide, ma cos’è Butterfly se non la storia torbida tra un pedofilo e una minorenne? Difficile provare empatia per l’uno e per l’altra, due caratteri che Puccini ritrae fin da subito per quello che sono.
Filippo Tonon, regista, scenografo e light designer dell’allestimento, oltre che costumista con Carla Galleri, rimane nel solco della tradizione. Semplice lo spazio: il palcoscenico diviso in due da una struttura in legno che, grazie a pannelli scorrevoli, lascia intravedere il fondale di assi inclinate, a richiamare la collina di Nagasaki. Non mancano ventagli, ombrellini, maniche di kimono color pastello a celare trasalimenti, in una teatralità rassicurante e comprensibile a chiunque. Va riconosciuto il buon lavoro registico fatto con gli artisti, appassionati interpreti di umanità e sentimenti differenti, in un contesto minimalista con vaghe suggestioni dai film di Yasujiro Ozu. Il coro a bocca chiusa è riempito da una ballerina che pare uscita dalla tela La Japonaise di Monet.
Chi dimostra di conoscere Cio-cio-san come le sue tasche è la coreana Vittoria Yeo, vera protagonista della serata. Yeo descrive bene il climax vissuto dalla fanciulla, grazie a una vocalità che ben si adatta alla scrittura pucciniana. Le fa da degno contraltare la Suzuki di Francesca Di Sauro, mezzosoprano dalla voce sicura, omogenea e ben tornita, accompagnata da ottime doti recitative. Jorge Nelson Martinez, già visto a Padova ne La Bohème del 2023, primeggia tra le parti maschili per adesione al ruolo e potenza del timbro, sempre ben controllato. Sotto tono il Pinkerton di Giorgio Berrugi, sovente coperto dall’orchestra, con evidenti cesure in acuto nel primo atto.
Completano il cast Roberto Covatta nei panni di un Goro inquietante quanto gli uomini con bombetta di Matisse, William Corrò quale Principe Yamadori, Aleksandra Meteleva come Kate Pinkerton, Cristian Saitta uno Zio Bonzo che pare più un demone giapponese, Francesco Milanese e Francesco Toso, rispettivamente Commissario imperiale e ufficiale del registro.
Alla guida dell’Orchestra di Padova e del Veneto c’è Francesco Rosa che non calibra bene i volumi, creando poca sintonia tra buca e palco, e fornisce una lettura poco incisiva nella definizione dei temi e dei tempi. La partitura è uno scrigno di tesori preziosi da valorizzare con attenzione e maggiore precisione, tramite un lavoro orchestrale minuzioso che tenga presente l’acclimatazione esotica e l’aggiornamento armonico di Puccini sulla scia dei musicisti francesi.
Discreta la prova del Coro Lirico Veneto diretto da Matteo Valbusa.
Successo per tutti alla prima del 18 ottobre 2024 con particolare entusiasmo per Yeo.
Luca Benvenuti