Una lenta giornata in un tribunale, dalla mattina alla sera. Una bambina (Luce, Bianca Leonardi) e una ragazza (Domenica, Sarah Short) sono figlie dei due imputati del processo che si sta svolgendo quel giorno. Una è figlia dell’imputato per furto, l’altra di quello per eccesso di legittima difesa. Entrambe siedono fuori, su due panche una di fronte all’altra, in attesa della sentenza.
Si osservano e si studiano in silenzio, finché non si presenta un pretesto per smettere quella assurda commedia di ignorasi a vicenda: devono cercare un passerotto sfuggito alla piccola Luce, che lei custodisce per il suo papà. Lui è un rapinatore, un delinquente, ma per lei è solo il suo papà. Così come per la più grande Domenica il papà è colui che lei ama e che è pronta a difendere, anche se è tormentato per aver ucciso un rapinatore in fuga.
Tutto il film è pervaso di modesta semplicità: il passero è il meno bello e il più comune, ma è tenero nella sua vulnerabilità; il padre di Domenica parla con la disperata consapevolezza di chi sa di aver ucciso ma per difendere la sua dignità e la sua famiglia.
Alla fine della giornata la cosa importante non è la sentenza, che non ci viene detta, bensì che le due figlie non siano più su lati opposti della barricata: hanno condiviso ore, esperienze, insomma qualcosa che gli altri non hanno avuto. È la terza via, quella che non è né la vedetta né la pena e che nel linguaggio penale si potrebbe chiamare giustizia ripartiva. Ma il film ci mostra che oltre la fredda definizione tecnica c’è molto di più: c’è l’umanità, la solidarietà, la comprensione, la conoscenza, la vita.
Girato interamente a Torino, questo film di grande coinvolgimento emotivo e di particolare profondità intellettuale, pur nella essenzialità del linguaggio scenico, è il primo lungometraggio della regista milanese Chiara Bellosi, classe 1973, diplomata Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi e perfezionatasi all’Istituto Europeo di Design di Venezia. “Per quanto i tribunali siano luoghi spersonalizzanti, – spiega la Bellosi – essi sono attraversati ogni giorno da migliaia di persone e questa persone rappresentano altrettante storie, che sono un patrimonio da raccontare. Mi interessava in particolare lo sguardo “ad altezza di bambina” in quei luoghi che non sono affatto per bambini. Ho scelto un approccio estetico molto semplice, immediato, basato su gesti quotidiani, per dimostrare così che la “terza via” è possibile”.
Palazzo di Giustizia ha partecipato alla Berlinale 2020 nella sezione Generation 14plus con grande apprezzamento del pubblico. Prodotto da Carlo Cresto – Dina, è distribuito da Vision Distribution e sarà nelle sale italiane dal 26 marzo 2020.