Peggy Guggenheim. L’ultima Dogaressa

Settant'anni a Palazzo Venier dei Leoni

La mostra inizia con i protagonisti dell’astrazione americana, artisti che Peggy Guggenheim ha vigorosamente sostenuto, contribuendo in alcuni casi al loro successo, ad esempio esponendone le opere alla famosa Biennale di Venezia del 1948, quando il padiglione greco ai Giardini ospitava la sua straordinaria collezione. Nelle prime stanze, dunque, compaiono diverse tele di Jackson Pollock, opere che dimostrano l’iniziale influenza delle avanguardie europee sull’arte americana del dopoguerra, vicino a un inconfondibile dipinto di Robert Motherwell si staglia l’angosciante Jamais di Clyfford Still, in dialogo con Untitled di Arshile Gorky. All’interno della mostra molti artisti riconosciuti internazionalmente sono affiancati da “artisti minori”, che spesso di minore hanno solo la fama, come nel caso di Irene Rice Pereira, artista apprezzata da Peggy tanto da realizzarne una mostra personale alla celebre galleria newyorchese “Art of This Century”.

L’espressionismo astratto esplode nella visione di Enchanted Forest e Alchemy, entrambe opere di Pollock, poste accanto ad un’altrettanto coinvolgente Pittura di Jean-Paul Riopelle. Gli animi si calmano nella sala dedicata all’esposizione di scultura contemporanea del 1949, evento che celebra l’acquisto di Palazzo Venier dei Leoni e l’apertura del suo giardino al pubblico, proprio in occasione della mostra scultorea. Nella sala, le forme organiche di Jean Arp e L’Oiseau dans l’Espace di Constantin Brancusi (opera tanto desiderata da Peggy) ammorbidiscono la torsione di Antoine Pevsner e la verticalità pungente degli uomini di Alberto Giacometti. Ireland, opera di Grace Hartigan che per anni ha mantenuto un posto d’onore nel salotto di Ca’ Venier dei Leoni, crea un ponte con le successive tele degli artisti italiani. Anche in questo caso le opere esposte dimostrano la lungimiranza di Peggy Guggenheim, che ha scelto di acquistare capolavori come Immagine del tempo (Sbarramento) di Emilio Vedova, la Composizione a tempera di Tancredi e lo strepitoso Avvenimento #247 di Edmondo Bacci.

Dopo un omaggio a L’Impero della luce di René Magritte e all’inquietante scimpanzé di Francis Bacon, seguiamo l’instancabile Peggy nella sua ricerca, rintracciando gli artisti inglesi del dopoguerra: Henry Moore, Graham Sutherland e Lynn Chadwick. Trova posto nella sua collezione anche il movimento di arte cinetica e programmata, nel museo veneziano sono infatti esposte le opere dei rappresentanti del Gruppo N (in particolare Alberto Biasi e Manfredo Massironi), le sperimentazioni di Franco Costalonga e l’Optical Structure dell’argentina Martha Boto. La curiosità della mecenate americana approda infine al magma vitale del gruppo CoBrA: Asger Jorn, Karel Appel, Corneille concludono questo delizioso percorso, ancora più interessante se accompagnato dalla lettura dell’autobiografia della mecenate: “Peggy Guggenheim – Una vita per l’arte”.

Peggy Guggenheim. L’ultima Dogaressa
21 settembre 2019 – 27 gennaio 2020
A cura di Karole P. B. Vail con Gražina Subelytė
Collezione Peggy Guggenheim, Palazzo Venier dei Leoni, Dorsoduro 701 – Venezia
Orario: 10-18 (no martedì)
Biglietti: Intero 15€ / Ridotto 13€/9€
Giovedì l’ingresso è gratuito per i residenti dei 44 comuni della Città metropolitana di Venezia su presentazione di un documento di identità

Info: http://www.guggenheim-venice.it/exhibitions/dogaressa/index.html