Queer Lion Award 2019: Tutti i film in Concorso

Il Queer Lion Award individua il titolo più meritevole, per contributo artistico, impatto sociale ed impegno civile, tra tutte le opere LGBT presenti trasversalmente nelle sezioni della Mostra del Cinema di Venezia: Concorso, Fuori Concorso, Orizzonti, Venezia Classici, Biennale College, Sconfini, Giornate degli Autori, Settimana Internazionale della Critica.

La giuria del Queer Lion 2019 è composta da Brian Robinson (Presidente), Giacomo S. Pistolato e Federico Boni.

La lista dei film può essere aggiornata con nuovi titoli sino al giorno della deliberazione di giuria.

SCHEDE E SINOSSI

Rialto di Peter Mackie Burns (Regno Unito, Irlanda, 90′, 2019)
Colm, sposato, due figli adolescenti, sulla quarantina. Da poco orfano del padre, che ha avuto un impatto negativo sulla sua vita, Colm ha problemi relazionali col figlio, ed il suo posto di lavoro è a rischio. Incapace di condividere i propri problemi con la moglie, si ritrova col proprio mondo sul punto di collassare. Nel pieno di questa crisi, Colm cerca sesso da un ragazzo di nome Jay. L’incontro e la crescente infatuazione per il giovane hanno un profondo effetto su Colm, che trova in Jay un appoggio che nessun altro può dargli.
Presentato nella sezione Orizzonti

El Principe di Sebastián Muñoz (Cile, Argentina, Belgio, 96′, 2019)
Cile, 1970. Nel corso di una notte alcolica Jaime, ventenne solitario, accoltella il suo miglior amico in quello che sembra un omicidio passionale. Condannato al carcere, il ragazzo incontra “lo stallone”, un uomo maturo e rispettato, nel quale trova protezione e grazie al quale conosce l’amore e la lealtà. Dietro le sbarre Jaime diventa “il principe”. Ma mentre il rapporto fra i due uomini si solidifica, “lo stallone” deve affrontare le violente lotte di potere all’interno del carcere.
Presentato nella sezione Settimana Internazionale della Critica

House of Cardin di P. David Ebersole, Todd Hughes (Usa, Francia, 95′, 2019)
Al tramonto della sua luminosa carriera, uno dei più creativi e rivoluzionari creatori di moda del Ventesimo secolo, Pierre Cardin, ha aperto per questo film il suo archivio privato, frugato per ripercorrere le tappe di una carriera che non è difficile definire unica, dando conto di una vita che in molti passaggi è narrata dai suoi amici e collaboratori. Il film è un ritratto vivo e colorato in cui si riflette la società contraddittoria e raffinata che Cardin ha attraversato, dal Veneto (in cui Pietro Cardin è nato 96 anni fa) a Parigi all’Asia, da Jean Cocteau, Jean Marais, Jeanne Moreau, Christian Dior, Visconti, Pasolini a Jean Paul Gaultier, Philippe Starck, Sharon Stone, Naomi Campbell, Dionne Warwick.
Presentato nella sezione Giornate degli Autori

Barn (Beware of Children) di Dag Johan Haugerud (Norvegia, Svezia, 157′, 2019)
Quando la crisi colpisce, mostriamo chi siamo veramente. Beware of Children ripercorre le drammatiche conseguenze di un tragico evento accaduto in un sobborgo della classe media di Oslo. Durante la ricreazione, la tredicenne Lykke, figlia di un importante membro del partito laburista, ferisce gravemente il suo compagno di classe Jamie, figlio a sua volta di un politico di alto profilo di destra. Quando Jamie muore in ospedale, le versioni contraddittorie di ciò che è realmente accaduto, rischiano di peggiorare una situazione già complessa e traumatica. Era solo un gioco innocente? Liv, il preside della scuola e amante del padre di Jamie, deve trovare le forze per confrontarsi con le proprie emozioni conflittuali e con una comunità profondamente turbata.
Un film corale che vede gli equilibri di coppia – gay ed etero – messi a dura prova dalla tragica vicenda.
Presentato nella sezione Giornate degli Autori

Bombay Rose di Gitanjali Rao (Regno Unito, India, Francia, Qatar, 93′, 2019)
Nella grande città si lotta per la sopravvivenza e una rosa rossa unisce tre storie di amori impossibili. L’amore fra una ragazza irraggiungibile e un ragazzo. L’amore fra due donne. L’amore di un’intera città per le sue star di Bollywood.
Presentato nella sezione Settimana Internazionale della Critica

Moffie di Oliver Hermanus (Sud Africa, Regno Unito, 99′, 2019)
Basato sul libro di André Carl van der Merwe, Moffie (termine dispregiativo afrikaans per indicare un omosessuale) segue la storia di Nicholas van der Swart: fin da giovanissimo, Nicholas si rende conto di essere diverso e – per quanto ci provi – non riesce ad essere all’altezza dell’immagine mascolina che la sua famiglia si aspetta da lui. All’età di 19 anni, arruolato nell’esercito sudafricano, si scontra con un sistema vicino al collasso e tuttavia ancora in pieno vigore che travolge e devasta la sua sensibilità. Ambientata durante la guerra di frontiera sudafricana contro il comunismo, questa è una storia – che da tempo attendeva di essere raccontata – sulla sofferenza emotiva e fisica subita da innumerevoli giovani.
Presentato nella sezione Orizzonti

Psykosia di Marie Grahtø (Danimarca, Finlandia, 87′, 2019)
Viktoria è una singolare ricercatrice nel campo del suicidio, estremamente autodisciplinata, che viene invitata in un reparto psichiatrico per curare Jenny, una paziente con tendenze suicide. Nel corso di intime conversazioni notturne si crea tra loro un forte legame. Per la prima volta nella sua vita, Viktoria si apre e entra in stretto contatto con un’altra persona. Ma più le due donne si avvicinano, più diventa chiaro che non tutto è come sembra.
Presentato nella sezione Settimana Internazionale della Critica

Lingua Franca di Isabel Sandoval (Usa, Filippine, 90′, 2019)
Olivia, un’immigrata filippina senza documenti con il terrore di essere rimpatriata, lavora come badante per un’anziana ebrea russa a Brighton Beach, Brooklyn. Quando l’americano che pagava per sposarlo e ottenere la carta verde, si tira indietro, ha una relazione con Alex, un uomo che lavora in un mattatoio. Dopo esserne stato all’oscuro, Alex scopre che Olivia è una transgender. Minacciato il suo machismo, l’uomo inizia a brutalizzare emotivamente Olivia, alimentando le sue paure di migrante.
Presentato nella sezione Giornate degli Autori

Ema di Pablo Larraín (Cile, 102′, 2019)
Dopo che un terribile incidente devasta la sua famiglia ed il suo matrimonio, una donna inizia un percorso rischioso per ricostruire la propria vita, in questo dramma incendiario su arte, desiderio e famiglia, nel quale diversi personaggi esprimono i propri sentimenti attraverso la danza. Dal regista cileno Pablo Larraín, in gara a Venezia per il Leone d’Oro per la terza volta, dopo Post Mortem (2010) e Jackie (2016).
Presentato nella sezione Venezia 76