2045, il degrado della terra porta gli esseri umani a rifugiarsi quasi tutti i giorni in un mondo virtuale chiamato OASIS, un mondo in cui si può andare ovunque, ognuno può essere chi vuole e liberare la propria fantasia.
OASIS è stato creato dal genio di James Halliday (Mark Rylance) che, appena prima di morire, decise di lasciare tutto il suo patrimonio ed il controllo totale della sua immensa creazione al vincitore di tre prove. Tutto il mondo, compreso Wade Watts
(Tye Sheridan) ed i suoi amici, cercheranno di accaparrarsi l’ambito premio finale.
Dopo The Post, con Maryl Streep e Tom Hanks, Steven Spielberg mostra a tutto il mondo la sua versatilità, proponendoci l’adattamento cinematografico di Ready Player One, primo lavoro dello scrittore Ernest Cline.
La prima considerazione da fare è che Ready Player One non è propriamente uno sci-fi riguardante videogiochi e virtual reality, bensì è esso stesso un videogioco.
La grafica e la rapidità del montaggio sono studiati per far si che lo spettatore possa rivivere le esperienze videoludiche seduto su una poltrona di un multisala, senza joystick in mano ma con un sacchetto di pop corn al suo posto: tutto è così veloce che non lascia il tempo per una riflessione o un vero approfondimento psicologico, tanto che i pochi attimi in cui il ritmo rallenta sembrano interminabili.
Ready Player One calza a pennello per un pubblico giovane, che si trova a suo agio a guardare un film ad altissimo budget, ricco di mirabolanti effetti speciali ma povero di contenuti e soprattutto abituato ai videogiochi di ultima generazione che, come detto precedentemente, il film ricalca in svariate caratteristiche.
Ma come fare ad accaparrarsi un pubblico più maturo, rimanendo comunque sullo stesso format?
Spielberg decide di riempire il suo ultimo film di espliciti riferimenti alla pop culture: dalla celebre DeLorean di Ritorno al Futuro ai Duran Duran, passando per Shining, Alien e una sfilza di videogiochi di prima generazione.
Il regista di E.T. e Indiana Jones, oltre che seguire ciò che Ernest Cline ha scritto sul suo libro, anch’esso pieno di rimandi alla cultura pop, si accoda così all’onda di citazionismo ( specialmente riguardante gli anni ’80 del nostro secolo) che ha interessato molti lavori degli ultimi anni, Stranger Things su tutti, portandola all’estremo.
Ovviamente tutto ciò non ha nulla a che vedere con il citazionismo criptico e ricercato alla Tarantino ma anzi, vuole essere riconosciuto, appoggia le sue fondamenta sulla nostalgia di uno spettatore cresciuto negli anni 80, che può così ripercorrere al cinema momenti della sua infanzia e/o adolescenza. Questo fenomeno è dovuto in maggior parte proprio alla virtualizzazione della nostra vita quotidiana che Spielberg e Cline inseriscono nella pellicola: si sente forse ancora il bisogno di quella concretezza e tangibilità di cui gli anni ’80 sono i portavoce.
D’altro canto la retorica del cinema mainstream d’oltre oceano appiattisce Ready Player One ad un semplice blockbuster, inserendo nella sceneggiatura una scontata storia d’amore, un dialogo piuttosto banale ed affrontando in maniera troppo semplicistica la tematica del dualismo realtà virtuale – vita reale, su cui invece molto si è detto e scritto, da Philip K. Dick a Black Mirror.
Nell’ultimo lavoro di Spielberg dunque è certamente presente qualche sentimentalismo di troppo, una caratura psicologica dei personaggi scontata ma, se si cercano due ore di svago in cui immergersi in una realtà virtuale costituita anche con il nostro passato, questo è il film giusto da vedere.

Titolo originale: Ready Player One
Nazione: U.S.A.
Anno: 2018
Genere: Azione
Durata: 140′
Regia: Steven Spielberg

Cast: T.J. Miller, Hannah John-Kamen, Ben Mendelsohn, Tye Sheridan, Olivia Cooke, Mckenna Grace, Simon Pegg, Mark Rylance, Letitia Wright,

Produzione: Amblin Entertainment, De Line Pictures, DreamWorks
Distribuzione: Warner Bros Italia
Data di uscita: 28 Marzo 2018 (cinema)