“Rocco” di Thierry Demaiziere e Alban Teurlai

A love story

Tra i progetti più curiosi presentati quest’anno nella sezione delle Giornate degli Autori sicuramente troviamo Rocco, docufilm sul celebre attore pornografico italiano Rocco Siffredi, firmato dai registi francesi Thierry Demaiziere e Alban Teurlai. Oltre a offrire uno spaccato originale su un mondo, quello del porno, su cui gli stereotipi si sprecano, il film ci fa conoscere meglio sia lo stesso Rocco che una serie di personaggi meno conosciuti che lavorano e vivono a stretto contatto con lui.

Siamo nel 2015, Rocco Siffredi ha 51 anni e quasi trent’anni di lavoro alle spalle e comincia a chiedersi se non sia il momento di spostarsi definitivamente dietro alla macchina da presa. Non sembra essere dello stesso avviso Gabriele Galletta, cugino e storico collaboratore della pornostar, che teme per la propria carriera da regista pornografico dopo un’eventuale ritiro dello stallone italiano. Seguendo la produzione dell’ultimo film di Siffredi, diretto dal leggendario regista ed ex attore John Stagliano, il film alterna confessioni e curiosità sulla vita del pornodivo a spezzoni di una “ordinaria giornata di lavoro” sul set di un film hard.

Ad essere sinceri, i documentari biografici su personaggi ancora in vita non sono mai stati estremamente interessanti, soprattutto quando trovano la piena approvazione del personaggio stesso, rischiando di risultare celebrativi e ridondanti. Non è questo il caso di Rocco, ed il motivo è molto semplice: differentemente da quello che si potrebbe pensare dal titolo, al centro del documentario non è soltanto la vita dell’attore, ma vengono dedicate ampissime parentesi alla descrizione del mondo del cinema pornografico in generale.

Vengono illustrati, per esempio, meccanismi come la selezione delle attrici, la stesura del soggetto e addirittura la scelta delle posizioni e delle tecniche usate da attori e attrici durante il film, mostrando allo spettatore quanto lavoro e quanta professionalità ci sia dietro ad una produzione pornografica.

D’altro canto ovviamente non mancano nemmeno le parti dedicate a Siffredi: soprattutto nella prima parte infatti, l’attore illustra brevemente le tappe più importanti della propria vita e della propria carriera, senza distinguere le due cose, tra aneddoti divertenti e confessioni al limite dello scioccante. Interessanti anche gli interventi dell’attrice pornografica Kelly Stafford, che offre una visione originale e lontana dagli stereotipi del suo mestiere.

Ma ad attrarre maggiormente l’attenzione dello spettatore è probabilmente il personaggio di Gabriele Galletta, regista, collaboratore e cugino di Siffredi: se infatti all’inizio i suoi battibecchi col cugino possono far sorridere, man mano che il film procede capiamo la piccola grande tragedia di un uomo che, dopo aver passato tutta la vita all’ombra di un personaggio molto più ingombrante, col ritiro dell’attore rischia di perdere anche quel piccolo privilegio. Memorabili le sue litigate con Kelly Stafford e John Stagliano.

Per quanto riguarda l’apparato tecnico, i due registi francesi alternano una lineare regia da backstage, in cui si limitano a ritrarre da lontano le riprese, con veri e propri momenti di virtuosismo in cui forniscono una sorta di versione alternativa del porno girato, tra ralenti e primi piani che dotano di un’insolita intensità le scene rappresentate. In conclusione, Rocco è un documentario più che valido, in grado di stravolgere completamente l’opinione dell’autore riguardo all’industria del porno.