Può iniziare una relazione sentimentale quando uno dei due dichiara di essere asessuato, cioè di non aver mai provato attrazione né per uomini né per donne?

La regista e sceneggiatrice lituana Marija Kavtaradze, al suo secondo lungometraggio dopo Summer Survivors, prova a raccontare un modo di amare che va oltre la fisicità, attraverso Elena, un’insegnante di danza contemporanea, e Dovydas, un interprete del linguaggio dei segni.
I due si incontrano per caso, Elena ha bisogno di un interprete per spiegare a suoi ballerini sordi cosa fare. Ma dopo la prima lezione, la coppia sviluppa un legame. Ed è a questo punto che la passionale Elena si trova di fronte la schiettezza di Dovydas che si dichiara asessuato.

Mentre cercano di capire il loro modo di esprimersi, e come relazionarsi tra di loro, l’amicizia intima che hanno instaurato attraversa fasi di crisi, ma anche di evoluzione.

L’abilità della regista-sceneggiatrice è aver trovato uno stile narrativo perspicace e maturo, che fluidamente segue i due protagonisti: concentrandosi sui personaggi, i loro desideri e bisogni. L’intimità, intesa come bisogno di relazionarsi, una necessità sentimentale viene esplorata con grazia e sentimento, e con la bella fotografia di Laurynas Bareisa.
Slow è un’indagine sulle distanze emotive e fisiche.