Pietro Zinni (Leo), il capo. Neurobiologo. Capi d’imputazione: associazione a delinquere e banda armata.
Alberto Petrelli (Fresi). Luminare in Chimica Computazionale. Capi d’imputazione: sfruttamento della prostituzione e guida in stato di alterazione psico-fisica.
Giorgio Sironi (Lavia) e Mattia Argeri (Aprea). Semiotica Interpretativa e Epigrafia Latina. Capi d’imputazione: tentato omicidio e lesioni gravissime.
Arturo Frantini (Calabresi). Archeologia Classica. Capi d’imputazione: appropriazione indebita dei beni dello stato e sequestro di persona.
Bartolomeo Bonelli (De Rienzo). Macroeconomia Dinamica. Capi d’imputazione: estorsione aggrava e spaccio di stupefacenti.
Andrea De Sanctis (Sermonti). Antropologia Culturale. Capi d’imputazione: rapina a mano armata.

A loro si aggiungono due cervelli in fuga:
Giulio Bolle (Bonini). Anatomia Umana. Capi d’imputazione: rissa aggravata.
Lucio Napoli (Morelli). Ingegneria Meccatronica. Capi d’imputazione: porto abusivo, fabbricazione e traffico internazionale di armi.
In loro difesa c’è Vittorio (Lisma), esperto di Diritto Canonico.
La banda dei ricercatori (universitari) stanchi di non avere un contratto, se va bene, e di lavare i piatti in ristoranti cinesi, aveva lavorato alla creazione di una straordinaria droga legale (perché le sostanze usate non erano nell’elenco vietate dal Ministero) diventando poi dei criminali. Ora, arrestati e sotto processo, sono coinvolti in un’operazione clandestina di polizia. Diventano la task force dell’ispettore Paola Coletti (Greta Scarano).

Il loro compito è rintracciare 30 smart drugs, del tipo di quella messa in commercio da loro, risalire al produttore in modo che poi la Polizia le tolga definitamente dal commercio arrestando i colpevoli.
Non potranno dire a nessuno quello che stanno facendo. La loro ricompensa sarà la fedina penale pulita.

Secondo capitolo della trilogia di Smetto Quando Voglio (il terzo capitolo Ad Honorem è in lavorazione). Dopo il successo del primo film, di qualsiasi genere, i sequel non sono mai facili, soprattutto in Italia. In un panorama scarno di lavori intelligenti nostrani, Sydney Sibilia con la sua banda riesce nell’impresa di realizzare una seconda storia che respira commedia all’italiana con brillanti e acide contaminazioni americane.

Perché Smetto quando voglio è una commedia, anzi un action-comedy, che sa creare comicità partendo dal dramma sociale dei ricercatori universitari in attesa … di fondi o assunzioni stabili.
C’è ritmo (memorabile la sequenza del treno) e il cast di attori trova il proprio tempo e spazio nel ruolo talvolta della spalla comica e talvolta del protagonista di singole scene.
Questo sequel, radicato come il primo nella società italiana, non comincia dalla fine del primo, ma si pone nel mezzo, tra l’arresto di questi scalmanati da nobel e la chiusura del primo capitolo, con il personaggio di Leo in carcere a colloquio con la compagna (Solarino) e il figlioletto.
Sarà il terzo capitolo a svelare cosa succederà e ricomporre il puzzle che chiuderà il cerchio della storia.
Un anno e mezzo di scrittura (Sibilia, Francesca Manieri e Luigi Di Capua), una lunga preparazione e venti settimane di riprese in giro per il mondo, per mettere in piedi questo progetto che sa far ridere, a volte amaramente, quanto il primo.
Fose un po’ troppo lungo, con alcune gag tirate per le lunghe, ma, come si diceva le sorprendenti riprese da action movie, un’autoironia molto fisica e la capacità di non essere e non dare nulla per scontato, non fanno sentire la stanchezza.

 

 

 

Titolo originale: Smetto quando voglio – Masterclass
Nazione: Italia
Anno: 2016
Genere: Commedia
Durata: 118′
Regia: Sydney Sibilia
Cast: Edoardo Leo, Valeria Solarino, Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Libero de Rienzo, Pietro Sermonti, Greta Scarano, Luigi Lo Cascio, Peppe Barra, Giampaolo Morelli, Marco Bonini, Stafano Fresi, Rosario Lisma, Lorenzo Lavia
Produzione: Groenlandia, Fandango, Rai Cinema
Distribuzione: 01 Distribution
Data di uscita: 02 Febbraio 2017 (cinema)