Stolen è un film drammatico di Karan Tejpal, ispirato a eventi reali, tema centrale la scomparsa e il traffico illecito di bambini in India, un problema tanto diffuso quanto poco noto in Occidente.

La narrazione inizia con una scena estremamente veloce, il rapimento di una bimba di 5 mesi in una stazione ferroviaria situata in una zona rurale. Fin da subito vediamo il coinvolgimento dei tre protagonisti: Jhumpa, madre della piccola e Gautam, giovane e ricco fratello in attesa di Raman, fotografo che viene inizialmente scambiato dalla madre della rapita come fautore del gesto.

Dopo una scena alquanto concitata emerge l’innocenza di Raman, che intende aiutare Jhumpa: è evidente infatti fin da subito quanto il sistema delle caste influenzi il rapporto tra le persone e la giustizia, i poveri non vengono aiutati.

Affiancato da Gautam, sebbene quest’ultimo sia a dir poco riluttante, Raman accompagna Jhumpa alla ricerca della figlioletta scomparsa.

Il viaggio si rivelerà estenuante per tutti, in quanto continuamente intralciato da ostacoli di vario genere: l’atteggiamento opposto dei due fratelli contribuirà alla disarmonia, e quest’ultima sarà spesso amplificata dal dualismo tra verità e menzogna.

Le bugie e la realtà infatti si fondono continuamente su diversi piani, interessando il singolo e la società: lo spettatore fino all’ultimo non capirà, proprio come i protagonisti, quali siano gli eventi effettivi.

Stolen oltre ad essere una vera e propria denuncia sociale verso un sistema complesso e compromesso, riflette anche sulla contemporaneità, relativamente alla diffusione di notizie edulcorate o del tutto false sui social.

Il viaggio compiuto dai tre protagonisti mostra il lato oscuro dell’India: tra violenza e omertà serpeggiano disillusione e ingiustizia. Proprio per questi motivi è evidente che alcune fasce cerchino di farsi giustizia in autonomia. Sono gli effetti dell’abbandono da parte delle istituzioni. Narrando di avvenimenti tragici, il film assume quasi sempre toni cupi. La luce però si trasforma, anche in scene concitate e violente, negli spazi aperti della seconda parte del film, divenendo diversa, più chiara.

Karan Tejpal, pur avendo una visione complessivamente realista, fa sì che nel finale aleggi un certo ottimismo, in quanto alla base del suo film vi è un’analisi attenta della contemporaneità indiana, ma anche una grande fiducia verso l’umanità.