“The Bikeriders” di Jeff Nichols

© 2024 Focus Features, LLC. All Rights Reserved.

Ispirato all’omonimo libro fotografico pubblicato da Danny Lyon nel 1968 – che visse per cinque anni con la banda dei Chicago Outlaws –  The Bikeriders è un affresco della subcultura delle bande di motociclisti dipinto attraverso la storia di finzione dei Chicago Vandals, del suo carismatico capo Johnny, del suo “delfino” Benny e soprattutto ricostruito dal racconto della moglie di Benny, Kathy, voce narrante del film.

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Kathy (Jodie Comer) incrocia lo sguardo, i tatuaggi e i muscoli di Benny (Austin Butler) per caso, in un bar. Lui è l’ultimo arrivato e il più giovane tra i Vandals, un gruppo di bikers del Midwest  guidato dal suo fondatore, l’enigmatico Johnny (Tom Hardy) che ha unito l’amore per le motociclette all’ammirazione per Marlon Brando ne Il Selvaggio. 

Ci sono voluti venti anni a Jeff Nichols (Mud, Loving) per sviluppare la sceneggiatura di The Bikeriders, un omaggio a quel complesso mondo che si può riassumere con Americana. Dagli stati del Sud degli Usa, dove aveva ambientato i precedenti film, Nichols si sposta nei sobborghi di Chicago. Siamo negli anni Sessanta; c’è, appena accennata, la guerra del Vietnam, il mondo è quello delle modeste casette in mattoni di sobborghi proletari e di lavori manuali, modesti e senza sbocco.

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I Vandals, a dispetto del nome, non distruggono, e altro non sono che outsider, o solitari antieroi, che si ritrovano condividendo una passione comune: viaggiare in moto, costruire moto sempre più potenti, stare insieme. Malgrado a casa alcuni di loro abbiano una famiglia, loro appartengono ai compagni con cui cavalcano cromate, potenti Harley Davidson. E per tutta la prima parte del film e ne stanno per i fatti loro, a patto che nessuno venga a disturbarli. Il carismatico capo Johnny, uomo di poche parole e molti fatti, si prende cura di chi viene attaccato, si vendica ma è anche capace di rispettare gli altri, osservando da distante il suo gruppo di fedeli compagni. E di difendersi secondo la legge della strada – “pugni o coltello?” –  quando la sua autorità viene sfidata dagli outsider che vorrebbero prendere il suo posto. Sospeso tra solitudine e necessità di mostrarsi in grado di dominare, Tom Hardy rende perfettamente le diverse sfaccettature di un personaggio complesso, anche attraverso un singolare lavoro sulla voce, che sa diventare nasale e acuta nei momenti di difficoltà.  

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Ma è Kathy – l’attrice britannica Jodie Comer (Killing Eve) che parla con forte accento del MIdwest dopo un attento lavoro di voice coaching e analisi dei nastri registrati da Danny Lyon più di cinquant’anni fa – a raccontare dei cambiamenti all’interno del gruppo nel giro di un decennio, della sua accettazione di una vita ai margini per amore di Benny e dei dubbi quando il club, da gruppo di incontro  inizia a diventare una impresa criminale. In questo triangolo che vede Benny al centro, conteso tra una moglie che lo ama e un amico che lo vuole al suo fianco è Kathy la vera forza motrice delle decisioni di Benny e, seppure inconsapevolmente, del futuro del club. 

E poi c’è Austin Butler nel ruolo di Benny, che si conferma come un attore capace di trasformarsi e di catturare lo sguardo dello spettatore e di renderlo parte dei suoi pensieri con una fisicità che esula dai semplici canoni estetici per riempire lo schermo. Una conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, dopo le ottime interpretazioni di Elvis di Baz Lurhmann e di Dune Part 2 di Denis Villeneuve. 

Non aspettatevi in The Bikeriders, gli stereotipi legati ai film sulle bande di biker: Jeff Nichols ha dichiarato che la sua ispirazione sono Marlon Brando de Il Selvaggio e Easy Riders. Mancano le scorribande e le violenze gratuite, anche se Nichols non dimentica che questi gruppi possono essere pericolosi: semplicemente ne coglie il lato più umano, le debolezze e, soprattutto, l’importanza del senso di appartenenza a un gruppo. Memorabile il monologo di Zipco-Michael Shannon davanti al fuoco, rifiutato dall’esercito e ormai silenzioso membro dei Vandals, unica famiglia cui sente di appartenere. Una sorta di paradosso se nella seconda parte del film è proprio l’arrivo dei veterani del Vietnam, violenti e consumatori di droghe, che prende possesso del club per trasformarlo in un’impresa criminale. 

Dal punto di vista tecnico molte scelte confermano anche una certa operazione nostalgia per un tempo e un’epoca che  non esistono più: dalla fotografia di Adam Stone che gioca sulle ombre utilizzando Pellicole Kodak alla ricostruzione del bar in cui si ritrovano i Vandals fino alla colonna sonora tutta da ascoltare  con brani dei Cream, The Stooges, The Animals, solo per citarne alcuni.

I titoli di coda mostrano gli scatti in bianco e nero del libro di Danny Lyon – che nel film è interpretato da Mike Faist, un’altra scelta registica azzeccata per mescolare verita e finzione. Ma è l’ultima scena prima dei titoli di coda che vi farà sentire parte del film e comprendere appieno il lato –  se volete – romantico e avventuroso del film.

Per chi voglia vedere altri scatti originali di Lyon e ascoltare alcune delle registrazioni originali c’e il sito di Danny Lyon Bleak Beauty.

Titolo originale: The Bikeriders
Regia: Jeff Nichols
Sceneggiatura: Jeff Nichols e Danny Lyon
Interpreti: Austin Butler, Tom Hardy, Jodie Comer,  Mike Faist, Michael Shannon,  Norman Reedus,  Damon Herriman, Boyd Holbrook
Durata: 116 minuti
Distribuzione: Universal Italia
Uscita Italia: 19 giugno 2024 (cinema)