The Electric Comma
In una Venezia fredda e orfana da qualche settimana di tutti gli eventi legati alla Biennale d’Arte, inaugura controcorrente l’esposizione della V-A-C Foundation in collaborazione con KADIST.
V-A-C Foundation è un ente senza scopo di lucro fondato quasi dieci anni fa a Mosca, dal 2010 realizza mostre nella città lagunare creando un ponte tra i giovani artisti russi e il mondo dell’arte internazionale. Dalla primavera del 2017 V-A-C ha una sede fissa a Venezia, in un luogo strategico come la Fondamenta delle Zattere, immerso nel clima universitario e a pochi passi da una zona che tra l’Accademia e Punta della Dogana vanta diversi musei, gallerie e scuole d’arte.
“The Electric Comma” è l’esposizione che inaugura la stagione invernale della V-A-C Foundation a Venezia. Una mostra da scoprire pezzo per pezzo, seguendo il filo rosso che connette tra loro le opere esposte lungo i due piani del palazzo e che si intreccia con la nostra contemporaneità. Il visitatore deve soffermarsi a ragionare su quanto sta osservando poiché la tematica affrontata è attuale e complicata. L’esposizione, curata da Katerina Chuchalina (V-A-C Foundation) e Pete Belkin (KADIST), riguarda infatti la comunicazione nell’era tecnologica. Una questione destinata ad acquisire sempre maggiore importanza, soprattutto perchè in questo caso legata all’approfondimento di un rapporto che ossessiona l’umanità, ovvero il contatto tra uomo e macchina.
Un’irriverente analisi dei sistemi di comunicazione si trova già all’ingresso della mostra nelle tele di Alighiero Boetti, artista ineguagliabile con cui si confrontano giovani artisti come Shannon Ebner, che con una sua opera dona il titolo a questa esposizione. Dear Reader, altra opera di Ebner che accoglie il visitatore, fonde entrambi gli ambiti di questa mostra trasformando un messaggio in immagine.
Ai piani superiori si alternano video, installazioni, dipinti… il visitatore può ascoltare l’opera (A Viewing – The Effect di Anthony Discenza), osservarne i movimenti (attenzione all’installazione di Piero Golia che registra il passaggio del tempo attraverso un tiro al piattello contro il muro) o partecipare alla sua realizzazione attraverso una stanza confessionale.
Alcune opere riescono a tramutare in performance il dialogo tra macchina e uomo, come nel caso del video Soft Materials realizzato da Daria Martin in un laboratorio dell’università di Zurigo nel 2004, altre colgono la poesia nella reazione di una particolare pianta al gelido tocco di un robot (The Pudic Relationship between Machine and Plant di Pedro Neves Marques). L’arte riesce anche a narrare eventi naturali in modo esilarante, come nel caso di Descent into the Fungal di Andrey Shental, installazione che documenta l’importanza della comunicazione tra piante.
L’esposizione fa riflettere sull’evoluzione degli strumenti di comunicazione nella nostra società, sulla macchina come mero strumento di calcolo o possibile sorgente di creatività (vedi l’opera di Wade Guyton), sulla progressiva digitalizzazione delle nostre vite (riflessa in File Room di Dayanita Singh). A tal proposito risulta interessante notare come l’opera meno tecnologica, No one knows the thirst with which another drinks di Nicolás Consuegra,formata da uno specchio e mezzo bicchiere, riesca a esprimere uno dei messaggi più chiari e più potenti.
The Electric Comma
26 novembre 2017—31 marzo 2018
V-A-C Foundation, Palazzo delle Zattere,
Dorsoduro 1401, Venezia
Aperto da giovedì a martedì, dalle 10 balle 18; chiuso il mercoledì; venerdì dalle 10 alle 20
Ingresso libero