“The Greatest Night in Pop” di Bao Nguyen

Niente sarà più come prima dopo stanotte”. E così fu.

Il 28 gennaio 1985 avvenne un fatto unico, eccezionale e irripetibile: dopo la cerimonia di premiazione degli AMA (American Music Award), un gruppo di leggende della musica pop si riunì presso gli A&M Recording Studios di Hollywood per incidere il brano “We are the world” e raccogliere fondi sotto l’etichetta U.S.A. for Africa (United Support of Artists for Africa) per la carestia che aveva colpito l’Africa, e in particolare l’Etiopia, nel biennio 1983-85.

Sedetevi comodi e munitevi di una scatola di kleenex prima di premere play sul vostro telecomando per “The Greatest Night in Pop” diretto da Bao Nguyen, su Netflix dal 29 gennaio 2024. Perché se guarderete, increduli, 45 tra le più grandi star della musica pop, tutte insieme, per una notte, in uno studio di registrazione, sotto la direzione di Quincy Jones e Lionel Richie, è assai probabile che verserete almeno una lacrima di nostalgica commozione.

L’idea di registrare una canzone per raccogliere fondi per l’Africa venne a Harry Belafonte dopo l’uscita a dicembre 1984 di “Do they Know It’s Christmas?” eseguita dai musicisti di Band Aid – capitanati da Bob Geldof, che compare anche in questo documentario. Belafonte contattò il produttore (e esperto in raccolte fondi per beneficenza) Ken Kragen il quale a sua volta si rivolse a Lionel Richie e a Michael Jackson. I due, amici da tempo, scrissero testo e musica di We are the World solo una settimana prima della notte del 28 gennaio.  Il brano fu prodotto da Quincy Jones, il quale gestì, diresse e coordinò le varie fasi della  registrazione per tutta la nottata.

Tra alcune immagini inedite e molte già viste nel video ufficiale, ma grazie a un felice montaggio, il documentario mostra Michael Jackson che registra la sua parte prima di tutti gli altri; racconta per immagini gli assolo di Bob Dylan – schivo e solitario per gran  parte della nottata, fino a quando Stevie Wonder lo imita, lo “sblocca” e l’inconfondibile voce di Dylan esplode davanti al microfono – l’urlo di Cindy Lauper – che non doveva esserci, il suo allora fidanzato disse che la canzone non avrebbe avuto successo – ma anche Diana Ross, Stevie Wonder e Kenny Rogers, Huey Lewis che canta la perte pensata per l’assente Prince) per citarne alcuni. E i panini di Roscoe’s, il vino di Al Jarreau. La stanchezza.

E poi ci sono i ricordi: quelli di Lionel Richie, produttore esecutivo del documentario, che quella sera era il maestro di cerimonie degli Ama e che nel backstage metteva a punto gli ultimi dettagli della registrazione con gli artisti che salivano sul palco per esibirsi o per essere premiati (con qualche gustoso aneddoto su Michael Jackson e un serpente e su Ray Charles e Stevie Wonder che si avviano insieme alla toilette).

A un certo punto del documentario entra in scena il Bruce Springsteen di oggi,  si siede su una sedia e ricorda che all’epoca era al massimo della carriera (era appena uscita Born in the USA) e lui era in tour, ma arrivò comunque per cantare con gli altri.

E ancora, la memoria collettiva dei tecnici (il cameraman incredulo di fronte a tanta abbondanza di star)  e degli organizzatori: nel 1985 non c’erano i telefonini, si faceva tutto solo con il telefono fisso. I testi viaggiavano su carta, le musiche su spartiti musicali o su cassette; si doveva mantenere segreta la location.

Ci sono molti divertenti aneddoti, e non mancano momenti di crisi, soprattutto quando la notte sfumava nell’alba e la stanchezza si faceva sentire. Raccontarli sarebbe fare un torto allo spettatore e all’immediatezza delle immagini.

Per chi era adulto in quegli anni una certezza: che oggi sarebbe impossibile realizzare un’impresa del genere e non solo per la quasi assoluta mancanza di veri talenti musicali come quelli dell’epoca (così pieni di talento che per una causa importante non facevano i capricci)  ma anche per l’organizzazione che, a dispetto di strumenti di comunicazione più facili e immediati, oggi sarebbe iper complicata da rivoli legali e burocratici nonché dai social media.

Per questo “The Greatest Night in Pop”  è, al di là della testimonianza storica, una sequenza di momenti incredibili, magici e irripetibili.

Pubblicata il 7 marzo 1985, We are the World raccolse, oltre a innumerevoli premi, anche 80 milioni di dollari (equivalenti a circa 160 milioni del 2024) per cause umanitarie in Africa e continua a raccogliere fondi anche oggi.

Titolo originale: The Greatest Night in Pop
Regia: Bao Nguyen
Interpreti:  Lionel Richie, Quincy Jones, Stevie Wonder, Paul Simon, Kenny Rogers, James Ingram, Tina Turner, Billy Joel, Michael Jackson, Diana Ross, Dionne Warwick, Willie Nelson, Al Jarreau, Bruce Springsteen, Kenny Loggins, Steve Perry, Daryl Hall Huey Lewis, Cyndi Lauper, Kim Carnes ,Bob Dylan, Ray Charles,  Dan Aykroyd, Harry Belafonte, Lindsey Buckingham, Mario Cipollina, Johnny Colla, Sheila E., Bob Geldof, Bill Gibson, Chris Hayes, Sean Hopper, Jackie Jackson, La Toya Jackson, Marlon Jackson, Randy Jackson, Tito Jackson, Waylon Jennings, Bette Midler, John Oates, Jeffrey Osborne, Anita Pointer, June Pointer, Ruth Pointer, Smokey Robinson.
Uscita Italia (Netflix): 29 gennaio 2024