A chiudere il programma dedicato alla Waseda è stato The Last Dream di Noemie Nakai, già attrice di fama in Giappone che firma con quest’opera fantascientifica la sua prima regia.

In un futuro distopico gli esseri umani hanno perso la capacità di sognare. Attraverso una sorta di talent scouting una multinazionale si occupa di scovare gli ultimi in grado di farlo e di rivendere i loro sogni ai consumatori. Un tempo impiegato modello, il sognatore Khalil scopre di essere ormai obsoleto.

La regista, Noemie Nakai

Rispetto agli altri titoli della sezione speciale, The Last Dream pone particolare enfasi sulla recitazione, affidata perlopiù a soli quattro interpreti – tra cui vi è anche la stessa regista. Il film si sviluppa pertanto su due piani, quello della realtà e quello onirico. Il corto ruota attorno alla definizione di queste dimensioni, che paiono confondersi in una societàpaurosamente verisimile – che non è più in grado di affrontare i fallimenti né di metabolizzarli nel proprio inconscio – di cui il sogno è sempre stato luogo privilegiato.

Di per sé il corto è valevole: la regia si adatta all’alternarsi dei due contesti, con una predilezione per il dettaglio quando si viene ai sogni dei protagonisti – ognuno con le sue peculiarità, come l’uso del jump-cut nel caso della donna lasciata dal fidanzato o della fotografia particolarmente suggestiva per il personaggio interpretato dalla Nakai.

Tuttavia, la speculazione è stantia e non porta nulla di nuovo, senza contare che nei suoi elementi di critica sociale ricorda troppo da vicino esempi coevi di sci-fi più profondi e riusciti – la serie Black Mirror sopra tutti.