Far West, 1850. Facile trovare i fratelli Sisters: basta seguire la scia di cadaveri. Di solito però, quelli a inseguire sono loro. Pistoleri da sempre, sicari per conto dell’affarista Commodoro, Charlie (Joaquin Phoenix) ed Eli (John C. Reilly), sul lavoro non sbagliano un colpo; nel privato, qualche casino lo combinano, ma nulla che non si possa esorcizzare con una bottiglia di whisky e una – meglio due – Colt 6 colpi. Il loro ultimo incarico li porta alla caccia di Hermann Kermit Warm (Riz Ahmed), un prospettore che ha scoperto il modo per far brillare l’oro sul greto dei torrenti. Dall’Oregon alla California, tra paesaggi incontaminati e cittadine che il giorno prima non esistevano nemmeno, i Sisters Brothers faranno il loro dovere fino in fondo. O forse no.

John C. Reilly (left) stars as “Eli Sisters” and Joaquin Phoenix (right) stars as “Charlie Sisters” in Jacques Audiard’s THE SISTERS BROTHERS, an Annapurna Pictures release. Credit : Magali Bragard / Annapurna Pictures

Ci voleva un regista francese (Jacques Audiard) per confezionare un western psicanalitico dal ritmo andante e dalla dolcezza ruvida. Basato sull’omonimo romanzo di Patrick DeWitt, The Sisters Brothers racconta le vite di due fratelli dal grilletto facile, pronti a premerlo per motivi radicalmente differenti: per sfogare la rabbia contro il padre ubriacone Charlie; per proteggere il fratello, anche da se stesso, Eli. Così la coppia perfettamente assortita di fratelli (e di incredibili attori) finisce per avere idee diverse sul proprio futuro, pur sapendo entrambi che il loro legame è troppo forte per essere spezzato.

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C’è una perdurante senzazione di equilibrio e circolarità che attraversa l’ultimo film – il primo girato interamente in inglese – del regista di Il profetaDheepan. Ciò che è nato nella violenza sembra doversi ripetere all’infinito in un circolo vizioso macabro e autolesionista. È nella natura dell’uomo, nel Far West come oggigiorno: il presente è più importante del futuro, la legge del più forte vale sempre. Ma c’è un’alternativa, e i protagonisti di The Sisters Brothers se ne accorgono pian piano, uno alla volta.

Lo sa da sempre il dolce (ma sempre spietato, all’occorrenza) Eli, che annusa e ripiega in continuazione uno scialle donatogli da quella che, probabilmente, non è nemmeno la sua bella; lo sa di certo il biochimico cercatore d’oro che vuole partecipare alla nascita di una comunità democratica basata sui diritti e democrazia a Dallas; se ne accorge John Morris (Jake Gyllenhall), il primo segugio sulle tracce di Warm, colto figlio di papà mancato riciclatosi investigatore, ma pronto a mettersi l’animo in pace e ricominciare. E in fondo, persino l’incorreggibile Charlie avrà la chance per guardare il mondo sotto un’altra prospettiva.

L’umanesimo di Audiard produce un western ecologista capace di intrattenere, far sorridere e sperare in un mondo migliore, popolato da persone migliori. L’amore fraterno, incondizionato, puro, nonostante tutto, rappresenta il contraltare perfetto al consumismo vorace di anime, coscienze e risorse, alla cupidigia umana pronta a divorare i rapporti tra gli individui e la società stessa. Come il mito della frontiera si infange sulle onde del Pacifico una volta finite le terre da colonizzare, anche per i fratelli Sisters – come per tutti noi – l’unica chance è smettere di cercare il proprio “West” e provare a trovare se stessi.