Parte con il botto, letteralmente, la seconda stagione della serie tv originale made in Netflix The Umbrella Academy: un’energia scoppiettante, un’avventura entusiasmante e una colonna sonora fenomenale nella folle e spassosa scelta dei brani.
C’è un lungo elenco di “informazioni” che ci siamo impegnati con la produzione a non rivelare per evitare, giustamente, di guastare colpi di scena e intrecci.
Però, lasciateci dire che se la prima stagione ci ha divertiti, questa è ancora meglio.
The Umbrella Academy è liberamente tratta da Apocalypse Suite, primo volume, e Dallas, secondo volume, della serie di fumetti scritti da Gerard Way, voce dei My Chemical Romance, e illustrata da Gabriel Bà (pubblicata per sei numeri da settembre 2007 a febbraio 2008). La serie tv è ideata Steve Blackman (Fargo, Legion, Altered Carbon) e sviluppata da Jeremy Slater (I fantastici quattro, The Exorcist).
La seconda stagione inizia dove finiva la prima, cioè quando un gruppo di ragazzi straordinari salva la terra da un’apocalisse provocata da uno di loro.
Nello stesso giorno del 1989, quarantatré neonati nascono in diverse parti del mondo, figli di donne che non si conoscono e che fino al giorno prima non avevano mostrato segni di alcuna gravidanza.
Sette di loro sono adottati/rapiti da un filantropo che non se la passa male economicamente, Sir Reginald Hargreeves (Colm Feore). L’intenzione dell’uomo è creare un’accademia di supereroi.
Ci sono: Luther (Tom Hopper), massiccio energumero dall’incredibile forza, che ha trascorso 4 anni sulla Luna da solo per compiacere il padre adottivo. Allison (Emmy Raver-Lampman), capace di far fare alle persone ciò che vuole, è una famosa attrice. Diego (David Castañeda) è formidabile nell’uso dei coltelli come arma letale. Klaus (Robert Sheenan) è un viziato e vizioso gay con il potere di dialogare con i morti – in questa stagione sarà eccenzionale – e infatti è l’unico che riesce a vedere lo spirito di Ben (Justin H. Min), uno dei fratelli morto in misteriose circostanze. Cinque (Aidan Gallagher) non viene mai chiamato per nome, era scomparso dopo aver tentato di viaggiare nel futuro quando aveva 13 anni e continua ad essere “bloccato” a quell’età, è forse il più maturo di tutti e può scomparire e riapparire a suo piacimento. E per ultima la causa dell’apocalisse alla fine della prima stagione: Vanya (Ellen Page), cresciuta come se non avesse poteri, in realtà tenuti dormienti perché potenti e non controllabili.
Comunque il sogno del mecenate non va come lui aveva previsto. Per varie circostanze i “fratelli” si sono separati.
La morte di Hargreeves fa riavvicinare i sei membri sopravvissuti, che devono collaborare per cercare di scoprire cosa si cela dietro la misteriosa morte del padre. Ma la famiglia così ricomposta è nuovamente divisa dalle personalità divergenti e dalle abilità contrastanti, oltre che dall’imminente minaccia di un’apocalisse globale.
Scongiurata l’apocalisse i fratelli finiscono separatemente – grazie a Cinque – negli anni 60 (o meglio tra il 1960 e il 1963) a Dallas durante la presidenza di Kennedy.
Ognuno di loro cerca di sopravvivere e adeguarsi ai tempi. Se non fosse che il frangente temporale in cui finisce Cinque è allarmante, di quel tipo: nuova apocalisse. Perché insomma le interferenze nel passato prima o poi si pagano, in questo caso con una fine del mondo atomica.
Quindi Cinque ha poco tempo per ritrovare e radunare i fratelli e scongiurare di nuovo una fine del mondo.
Rotto il ghiaccio nella prima stagione, cioè conosciuti i protagonisti, in questa seconda stagione c’è più tempo per rilassarsi e divertirsi di più sui caratteri di ciascuno di loro, sui loro battibecchi, scontri, complicità, retroscena.
Dal 31 luglio Netflix rilascia la seconda – brillante – stagione di The Umbrella Academy. 10 episodi da 45 minuti l’uno.
I nuovi episodi non si sono allontanati dai temi nevraligici dell’epoca in cui sono ambientati: Blackburn collocare i fratelli Hargreeves nell’epicentro di pagine di storia indimenticabili: Kennedy, Cuba, il razzismo, l’omofobia.
Insomma, lo spettacolo continua, bizzarro e vivace, e lascia con un bel colpaccio di scena finale che apre le porte, speriamo, a una terza stagione.