In concorso alle Giornate degli Autori, edizione numero 20, Quitter la nuit si ispira a una chiamata al 911 (numero dell’emergenza statunitense) ascoltata dalla regista canadese Delphine Girard che all’epoca le ispirò un cortometraggio A Sister (Une sœur – candidato all’Oscar nel 2020): “Raccontavo la storia di una telefonata d’emergenza fatta da una donna che era prigioniera in un’automobile guidata dall’uomo che l’aveva appena aggredita. Per chiedere aiuto, finse di chiamare la sorella. Terminai il cortometraggio con un senso di insoddisfazione: nel cortometraggio mi era mancato il tempo necessario per esplorare la complessità del tema e per raccontare le storie dei personaggi come avrei effettivamente voluto”.

Quel soggetto lo ha elaborato in Through The Night (Quitter la nuit) dove una sera, Aly (Selma Alaoui), una donna in pericolo, chiama la polizia fingendo di parlare con sua sorella per eludere l’uomo alla guida del veicolo sui cui si trova. Anna (Veerle Baetens), poliziotta operativa al centralino, risponde a quella richiesta d’aiuto. L’uomo è arrestato. Passano le settimane, i tribunali cercano le prove, mentre le donne coinvolte affrontano i traumi di una notte, cercando un sistema per tamponare le ferite del loro animo.

Through The Night (Quitter la nuit) potrebbe iniziare dove finisce Il colpevole – The Guilty (o il suo remake americano). Scritto dalla regista, al suo primo lungometraggio, per tutta la durata mantiene una tensione a mosaico (nel disegno delle vicende dei suoi protagonisti) e meticolosa, che inonda le sfumature emotive realistiche nella sfera sociale.
Delphine Girard ha scritto e diretto il suo film su domande drammaticamente attuali: come reagiste la collettività, cioè la società allo stupro? Quali sono le conseguenze per le vittime e per i carnefici? Cosa succede “dopo”?