Se pensate di aver già visto tutto, o quasi, nella vostra vita di spettatori cinematografici e televisivi, ecco,  forse è il momento di ricredervi. Vuol dire che non avete ancora visto Tiger King: Murder, Mayhem and Madness.

Perché Tiger King è la serie televisiva – ora in onda su Netflix – che è davvero oltre. Oltre l’eccentricità dei protagonisti. Oltre il cattivo gusto, anzi il kitsch, che qui si esprime nelle sue forme più sublimi. Oltre l’immaginazione più fervida di qualsiasi scrittore o sceneggiatore. Tiger King è una di quelle serie che per sette puntate (otto, se contiamo quella rimediata in fretta e furia dopo il successo della serie con l’attore Joe Mc Hale che intervista alcuni dei protagonisti) si guarda pensando che non possa esserci qualcosa di più brutto, di più disturbante, di più assurdo. E che invece, fino alla fine, ti acchiappa e ti tiene incollato al televisore in un crescendo inquietante.

Tanto per cominciare,  Tiger King parla del mondo degli amanti – si fa per dire – di grandi felini: leoni, tigri, pantere, leopardi, nonché liger (papà leone, mamma tigre).  Un mondo forse sconosciuto a molti, ma nella profonda America è vivo e vitale. Tant’è’ che, ci viene spiegato nel documentario-reality, vivono più grandi felini negli Stati Uniti in cattività che nel loro habitat in libertà. Dove peraltro molti di questi straordinari animali sono in via di estinzione.

Non pensate tuttavia ad animalisti o attivisti per la salvezza e il benessere dei felini. Qui l’amore per i “cats” è la maschera da indossare per nascondere traffici piuttosto loschi: contrabbando di animali esotici, manie di grandezza, culto della personalità che si esplicitano nella realizzazione di cosiddetti zoo, dove gli animali sono costretti in cattività e dove visitatori provenienti da ogni dove possono vederli da vicino, molto vicino, pagando profumatamente per il biglietto di ingresso e per farsi fotografare con i cuccioli. 

In questo sottobosco così complesso, l’eccentrico gay e poligamo Joe Exotic, proprietario di uno zoo privato  in Oklahoma, è una star. Anzi LA star. Anche se attualmente si trova in prigione, dove sta scontando  una condanna a 22 anni per aver ucciso cinque tigri e per aver commissionato l’assassinio (mai commesso) della sua arcinemica Carole Baskin, una signora un po’ hippy con coroncina di fiori d’ordinanza, anch’essa, ça va sans dire, “amante” di grandi felini e proprietaria di uno zoo in Florida per il salvataggio di felini,anche se guardando la serie nascono molti dubbi sul suo modo di lavorare.  

Secondo Joe, la Baskin sarebbe colpevole, tra molte altre cose, di aver fatto scomparire il marito anni addietro e di averlo dato come antipasto alle sue tigri. Lei si è sempre proclamata innocente e non è mai stata perseguita per quel reato e ha ovviamente preso le distanze dal documentario. 

Come se non bastasse, il nostro biondo e  multitatuato Joe, vero nome Joseph Maldonado-Passage, armato di taglio mullet (anche detto in italiano taglio alla tedesca), fantasiose camicie e scintillanti giubbotti, compone e canta canzoni in stile country, ad un certo punto si presenta alle elezioni per diventare Governatore dell’Oklahoma, e ha una telecamera sempre appresso che lo riprende, vuoi per i suoi video, in cui insulta chiunque, vuoi per realizzare clip musicali, vuoi per il patologico narcisismo che lo porta alla costante ricerca  di fama e celebrità.

E intanto raccontano di lui i suoi stravaganti collaboratori e i suoi amici, nemici, o mentori,  proprietari di zoo come lui, come, tanto per fare un esempio, l’addestratore di felini Bhagavan “Doc” Antle, con una laurea in “scienze mistiche”. 

Ci sarebbe ancora molto da dire su Tiger King, ma forse è l’elemento sopresa una delle chiavi del successo di questa docu-miniserie.  Alla fine è tutto talmente incredibile che dopo un po’ non ci si chiede piu’ se sia vero o no, perché chi potrebbe inventare dei personaggi così?

Il regista Eric Goode – non regista di professione, impegnato sul fonte della conservazione delle specie e proprietario di alberghi  –  e la sua ex impiegata Rebecca Chaiklin hanno lavorato cinque anni per realizzare Tiger King, di cui gli ultimi due con una certa accelerazione e anche un risvolto tragico per uno dei giovani fidanzati-mariti-amanti di Joe.

Tanto di cappello per la pazienza, per aver raccolto materiale di archivio, averlo sapientemente mixato con le riprese prodotte dallo staff di Joe Exotic, aver usato le riprese dei felini – di cui è chiaro che non importa a nessuno se non come fonte di guadagno o visibilità e autocelebrazione – per darci un po’ di respiro tra una cialtronata e l’altra di Joe & compagni. 

E forse il successo di Tiger King sta nel fatto che si può guardare in diversi modi: come un divertimento puro e semplice per la sua pazzia, come un viaggio sociologico o una indagine antropologica su un mondo fatto di eccessi e stravaganza e pieno di contraddizioni. 

Tiger King: Murder, Mayhem and Madness
Regia: Eric Goode e Rebecca
Chaiklin
Uscita: 20 marzo 2013 Netflix
Sito ufficiale: https://www.netflix.com/au/title/81115994
Genre: Documentario Docu-miniserie