Dal 31 ottobre al 3 novembre per l’edizione del 2024: quattro giorni intensi e vitali come per le 31 edizioni precedenti. Chi è interessato all’acquisto, trova esposta a Torino (quasi) tutto quello che è disponibile sul mercato nazionale e internazionale. Chi invece si accontenta del piacere di guardare, trova di che soddisfare le più varie curiosità.
Una formidabile e già ben collaudata macchina espositiva, ben oliata da numerosi sponsor, disloca nella città subalpina esposizioni temporanee diffuse da un estremo all’altro passando per il centro. Culmine è la formidabile “notte bianca” dell’arte, la sera del sabato, dove sono coinvolti anche gallerie private e musei di ogni tipo, tutti aperti fino a tarda sera: dal Museo Egizio e quello dell’Automobile; dal Cinema all’Antropologia; insomma: un’intera città tutta in mostra.
Arte contemporanea: una nuova identità di Torino.
Data di nascita della vocazione artistica contemporanea di Torino si potrebbe indicare la fine degli anni Settanta del Novecento quando, grazie alla straordinaria e tenace visione dell’architetto Andrea Bruno, fu iniziato il restauro dell’antico Castello di Rivoli. La dimora sabauda riaprì poi finalmente le porte nel 1984 come Museo d’Arte Contemporanea.
Già nel 1995, apre la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, struttura permanente con esposizioni temporanee e con vocazione di sostegno di giovani artisti italiani e stranieri e promozione dell’arte contemporanea.
Passano dieci anni e nel 2005, poco distante dalla Sandretto e con analoghi intenti, viene inaugurata la Fondazione Merz, intitolata a Mario Merz (1925 – 2003) e Marisa Truccato Merz (1926 – 2019) , esponenti dell’arte “povera” torinese.
Negli anni si aggiungono la Fondazione 107 (nel 2009) grazie ad un imprenditore illuminato; e il museo Ettore Fico (nel 2014) , intitolato all’omonimo artista torinese (1917 – 2004). Entrambi nella periferia nord della città e situati in grandi capannoni ex industriali, ormai abbandonati da decenni, ed entrambi con vocazione non solo di valorizzazione dell’arte bensì anche di rivitalizzazione di quartieri soggetti a degrado urbano e sociale.
Anche l’enorme area industriale abbandonata dove a fine Ottocento c’erano le “Officine Grandi Riparazioni”, un complesso industriale di dove venivano riparati i treni, diviene dal 2011, un polo multifunzionale e anche espositivo, guidato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Torino.
Sul fronte delle mostre-mercato la prima è Artissima, già nel 1994. Il successo è inimmaginabile e fa ben presto esplodere a Torino la passione per l’arte moderna, della quale si vede il potenziale di business.
Torino BIG – Biennale Italiana Giovani nasce nel 1997 e diviene terreno di coltura per le attività parallele e per quelle successive. Paratissima nasce nel 2004 e The Others nel 2011. Entrambe come alternativa “pop” a Artissima ma anch’esse mostre- mercato, con attività di promozione e diffusione dell’arte e sostegno di giovani creativi. Entrambe coinvolte in uno sforzo di valorizzazione della città che non ha uguali: queste fiere infatti non hanno una sede fissa ma di anno in anno si svolgono in sedi diverse e insolite, in genere edifici storici in disuso o in attesa di nuova vocazione come ex ospedali, ex carceri o ex mercati generali. Si scopre così la grande quantità di pregevolissimi “buchi” lasciati vuoti dalla crisi e dal tempo e che, se opportunamente valorizzati, sanno offrire il loro fascino unico e impareggiabile.
Ad esse si è aggiunta Flash Back, oggi alla XII edizione, che nel 2022 ha trovato una sede stabile e spettacolare immersa nel grande parco di corso Giovanni Lanza 75, in edifici che ospitarono in passato una clinica e poi fino al 1981 un brefotrofio. Sotto la sensibile guida di Alessandro Bulgini, oltre alla mostra mercato temporanea, Flash Back espone mostre permanenti e anche installazioni suggestive con le testimonianze di persone, oggi adulti, che nacquero e vissero in quel luogo. Da non perdere il delizioso ristorante “Il Circolino”, menù semplice ma di tutto rispetto e affaccio spettacolare sul parco.
Edizione 2024: qualche spunto qua e là
Artissima, la maggiore mostra-mercato di arte in Italia, da sempre ha sede nel nobile e ben collaudato polo espositivo del Lingotto. Quest’anno ha chiuso con 34.200 presenze; 189 gallerie (37 presenti per la prima volta) da 34 Paesi e 4 continenti; quattro premi in collaborazioni con aziende partner; due riconoscimenti a memoria di figure di spicco del mondo dell’arte; cinque supporti istituzionali ad artisti e gallerie promossi da fondazioni e istituzioni e un fondo.
Curiosando tra gli eleganti stand, l’attenzione dei visitatori è stata attratta particolarmente allo stand Piero Atchugarry Gallery – Milano e Miami. Lì si svolgeva la performance creata dall’artista svizzera Malin Bülow (classe 1979, vive a Oslo) e realizzata dalla ballerina italiana Ilaria Bagarolo, che ha danzato ingabbiata in una struttura con pareti elastiche di lycra che dava la sensazione un po’ inquietante di un feto avvolto dal sacco amniotico (da cui il titolo: En Caul).
Interessante il lavoro dell’artista astrattista torinese Angiola Gatti (classe 1960): allo stand Car Gallery di Bologna ha presentato una sua grande tela con una composizione che ha richiesto molti mesi di lavoro letteralmente certosino: ha infatti disegnato brevi tratti usando biro e matite di vari colori. Il risultato è di una piacevole e delicata armonia.
Paratissima, nel 2024alla ventesima edizione, era tra gli eventi itineranti ma pare che la sede di quest’anno, l’ex edificio di uffici delle Pagine Gialle, diventerà stabile. Si è nella periferia nord ovest di Torino, coinvolta da una lunga e grande rivoluzione della viabilità, che ha portato alla chiusura di una stazione ferroviaria di superficie e all’interramento dei binari, con nuove stazioni ipogee. Nelle sale espositive si sono presentati oltre 20 mila visitatori per ammirare le opere di 350 artisti, spaziando dalle arti visive alle nuove forme di espressione digitale.
Bellissime le foto in bianco e nero, dalla patina seppiata di “Visioni Kafkiane. Immagini dall’irreale”, ispirati dai protagonisti dei racconti di Franz Kafka del quale ricorre il centenario della morte. Realizzati da Alessandro Scali, sembrano proprio foto, ma in realtà sono un prodotto elaborato grazie all’intelligenza artificiale.
Grande intelligenza, ma tutta umana, c’è anche nel lavoro del collettivo A.M. COLORE (IG: @am_colore): Alessandra Montorsi e Marina Berardi sono architette che recuperano i tantissimi rotoli di carta un tempo usata per i progetti di architettura e, anziché mandarli al macero, li fanno rivivere sotto le loro sapienti mani e diventano un elegante dipinto, arricchito dal colore di due grandi papaveri rossi dal gambo in corda. Oppure un tavolino, arricchito da materiali di cantiere che diventano elementi di arredo. Oppure un’infinità di altre cose, perché la fantasia e l’arte non hanno limite.
Appuntamento al prossimo anno
Non resta che attendere l’appuntamento per il 2025, da non perdere: primo fine settimana di novembre.