Quando solisti di chiara fama si esibiscono con un programma di musica da camera, il rischio che una prorompente dose di egocentrismo possa esondare su un terreno così delicato rimane sempre in agguato. Non è questo il caso del concerto che ha presentato la seconda parte dell’integrale delle Sonate per violino di Beethoven al Teatro Toniolo di Mestre. Si tratta di un progetto allargato a una rete interregionale, che proprio in questi giorni sta girando per i teatri del nord Italia, promosso da due interpreti d’eccezione come Laura Marzadori e Olaf Laneri.
Non è per niente un fatto comune che un primo violino di spalla di un’importante orchestra come quella del Teatro alla Scala, oltre che vincitrice di alcuni tra i più importanti concorsi, continui a misurarsi in ambiti musicali così eterogenei se si considera quanto il suo ruolo in orchestra può richiedere in termini di studio ed impegno. E lo fa da tempo con Olaf Laneri, il miglior compagno al pianoforte che una camerista possa desiderare. Brillante, raffinato e allo stesso tempo emotivamente travolgente, l’esecuzione di queste tre Sonate (terza, quarta e settima) rappresentano una parte fondamentale di un percorso di ricerca all’interno dell’opera di Beethoven, maturata nel tempo attraverso l’esecuzione integrale delle Sonate per strumento solo, parallelamente a un’importante piazzamento al concorso Busoni. In questa direzione Laura Marzadori si inserisce presentando con garbo le melodie più eleganti e con piglio i passaggi più virtuosistici, delimitando le sue scelte coloristiche in tenui sfumature, nel probabile tentativo di accostamento al titolo originario delle Sonate, per pianoforte e violino, in una concezione esecutiva di assoluta compenetrazione delle parti.
Per uno sfoggio più ampio del campionario timbrico del violino, si è dovuto attendere l’esecuzione di Perdendosi, nuova commissione del compositore Rocco De Cia promossa dagli Amici della Musica di Verona e di Padova in occasione del progetto beethoveniano. La lunga carrellata delle gestualità d’ordinanza applicate al violino, sebbene sollecitino la memoria dello strumento, non riescono ad inserirsi all’interno del programma proposto, marcando il passo ad un ulteriore possibilità di approfondimento con, ad esempio, le meravigliose Variazioni sul tema del Se vuol ballare da Le nozze di Figaro di Mozart.
Ad ogni modo il materiale per un ulteriore tuffo nell’opera di Beethoven fortunatamente non manca, per questo si attende solamente la risposta di Olaf Laneri e Laura Marzadori.