Una sterminata domenica (An Endless Sunday), presentato all’interno della sezione Orizzonti, è il film d’esordio del regista romano Alain Parroni, volto già conosciuto alla Mostra per aver presentato nel 2017 alla 32. Settimana della critica il cortometraggio Adavede.

Si viene posti di fronte a tre adolescenti, paradigma del degrado della borgata romana. Brenda, che pare non cercare nemmeno di ritagliarsi un futuro, rimane incinta. Il suo ragazzo, Alex, neo-diciannovenne che sta per diventare padre. E Kevin che passa le proprie giornate a lasciare la propria firma sulla città.

Non viene presentata né l’austera Roma imperiale né, tantomeno, la barocca Roma papale: per l’intera durata della pellicola lo spettatore viene quasi obbligato ad immergersi e a respirare quella realtà disfunzionale che regna tiranna.

È in un tal contesto che i protagonisti, seppur giovanissimi, sentono il bisogno schiacciante di dover lasciare una qualche impronta di sé e del proprio passaggio al mondo, in una maniera o nell’altra. Si sentono succubi del giogo del tempo, ma incapaci nel concreto di reagire: passano un’orribile quantità di tempo a ciondolare, ma, soprattutto, al telefono, scrollando uno dopo l’altro video sovrastimolanti, che, più che essere guardati, sono visti con scarso entusiasmo e interesse.

Alain Parroni si rivela ancora una volta capace nel mantenere una buona regia, posta, peraltro, in luce da una fotografia talvolta appagante. Nonostante ciò la sceneggiatura appare essere la più grande lacuna di un film che aveva tutte le premesse per essere grande: i dialoghi paiono artificiosi e distanti rispetto al realismo ricercato, talvolta raggiunto anche con discreto successo. Alla stessa maniera potrebbe far storcere il naso la ricaduta, più o meno accidentale, in uno dei più tipici cliché dei tempi correnti: i giovani talmente succubi della tecnologia da aver perso le forze di prendere in mano la propria vita, incapaci di conquistare la propria indipendenza.