Nel corso della serata di giovedì 18 luglio 2024, all’Edera Film Festival 2024, vetrina trevigiana per registi emergenti, viene proiettato “Una sterminata domenica“, primo lungometraggio di Alain Parroni, aggiudicatosi il premio speciale della giuria Orizzonti all’80esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, nonché il premio Fipresci Opera Prima.
Il film, girato in digitale e ascrivibile alla new wave italiana concentrata sul tratteggiare ritratti contemporanei della borgata, racconta un tranche de vie di tre adolescenti inseparabili: Alex, diciannovenne bello, dolce e ingenuo, tormentato da domande esistenziali; Brenda, lineamenti da bambina in contrasto con una femminilità sicura da donna adulta; Kevin, il più giovane, iperattivo e chiassoso ai limiti dell’aggressività, dominato dal desiderio di essere “visto”.
In un’estate calda, appiccicosa, sonnolenta, che sembra non finire mai, i tre condividono proprio tutto – vestiti, oggetti rubati, una moto e l’automobile gialla che funge loro anche da letto (unico tetto il cielo) – bastando a se stessi nella periferia fatiscente del litorale romano dove il regista è cresciuto. Un susseguirsi di momenti strabordanti vitalità, come la gita al luna-park e le corse sulla spiaggia, si alterna alla noia delle passeggiate nel centro di Roma, delle ore passate davanti allo schermo del cellulare per riempire l’eterna domenica di chi non ha scopo né direzione. Questo finché Brenda non rivela ad Alex di aspettare un bambino da lui, fornendogli la spinta per compiere il primo vero movimento di tutto il film, nell’esaltante illusione di poter lasciare il segno nel ruolo di padre. Così il ragazzo, innamorato, trova un lavoro; ma la sua crescita repentina lo distacca inevitabilmente dai compagni, lasciandolo nudo, indifeso di fronte a una solitudine di colpo insostenibile. Infine una rivelazione inaspettata lo trascina in un vortice di disperata confusione molto simile ad un incubo ad occhi aperti.
Parroni dimostra di padroneggiare la regia con un’abilità non comune a un esordiente, calibrando gli elementi tecnici in una pellicola che emoziona e stimola i sensi dello spettatore, oscillando tra realismo e onirismo. Le riprese, prevalentemente in esterno, colpiscono per l’alternanza tra campi lunghi, dettagli, primi piani, sostenuta da un montaggio fluido. Su tutto spicca sempre il cielo, reso protagonista dall’angolazione della telecamera e esaltato al massimo da una fotografia dai toni prevalentemente caldi, che a tratti desatura i colori per lasciarli esplodere vividi, quasi violenti, nei quadri più suggestivi. In armonia con il comparto visivo si configura la scelta, non comune nel cinema italiano, di conferire forte risalto ai suoni ambientali; l’insieme rende infatti molto bene il bombardamento di immagini e rumori martellanti, stridenti, che un adolescente può subire in un momento della vita in cui non capisce che direzione prendere. La prova recitativa dei tre giovani interpreti, così in sinergia tra loro da muoversi come un corpo unico, è davvero credibile e in grado di commuovere per l’intensità degli sguardi. Un contributo fondamentale alla costruzione dell’atmosfera di dolce e dolente malinconia è dato dalla notevole colonna sonora. A tratti il ritmo del film risente della presenza di alcune sequenze percepite come superflue; la potenza espressiva di immagini e suoni sovrasta una struttura di trama debole non tanto a causa della sua semplicità, quanto piuttosto non pienamente efficace nel trasmettere un messaggio chiaro, un racconto coerente ed esaustivo di una generazione. Ma è sempre necessario andare alla spasmodica ricerca di significati? “Una sterminata domenica” vale la visione per tutte le suggestioni che è in grado di trasmettere.