Valentina Carnelutti in triplice veste alla Mostra di Pesaro

Incontro con l’attrice, regista e giurata

Alla 53. edizione della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro era presente Valentina Carnelutti, un’attrice che si è mostrata quanto mai poliedrica nel corso della sua carriera. Figlia dell’attore Francesco (veneziano di nascita) ha lavorato parecchio nel cinema, da segnalare lo splendido lavoro di Marco Tullio Giordana “La meglio gioventù” (dove interpretava con grande misura ed efficacia Francesca, la sorella minore dei due protagonisti interpretati da Luigi Lo Cascio e Alessio Boni). E’ stata interprete, tra gli altri, anche di “Ombre rosse” di Francesco Maselli (presentato a Pesaro nell’ambito della rassegna dedicata all’attore nel cinema italiano contemporaneo), di “La polvere del tempo” di Theo Angelopoulos, di “Sfiorarsi” di Angelo Orlando (dove era anche sceneggiatrice), di “Caos calmo” di Antonello Grimaldi, oltre che di due ruoli con Paolo Virzì, in “Tutta la vita davanti” e “La pazza gioia”.

In televisione è stata protagonista di diverse serie, tra le quali “Squadra Antimafia” e molto attiva anche a teatro dove ha portato in scena numerosi spettacoli diretti, tra gli altri, dal padre Francesco Carnelutti, da Giuseppe Bertolucci, da Angelo Orlando, oltre che scrivere e dirigere direttamente alcune pièces come “Tutta la mia confusione”, “As it is” e “Non ho altro da aggiungere”. E’ persente anche a livello radiofonico e nel doppiaggio cinematografico. Come regista ha diretto il documentario Melkam Zena – Buone Notizie, prodotto da Action Aid, il videoclip per il singolo di Francesco Tricarico Le conseguenze dell’ingenuità oltre al cortometraggio Recuiem (vincitore del festival di Torino e finalista ai Nastri d’Argento).

A Pesaro era presente in veste di giurata (e insieme ai registi João Botelho e Mario Brenta ha assegnato il Premio Lino Micciché per il miglior film del concorso), in veste di attrice nella rassegna dedicata all’attore e anche come regista, visto che ha presentato il suo lavoro Recuiem, al quale tiene molto e che le ha dato numerose soddisfazioni, anche a livello di premi.

“L’idea di Recuiem – spiega Valentina Carnelutti – è nata a partire da un racconto che ho scritto qualche anno fa, faceva parte di venti racconti che si sono persi quando si è bruciato il mio primo computer. Questo era l’unico stampato ed è rimasto a lungo come una cosa viva, che chiedeva di essere sviluppata. E negli anni ho scritto la sceneggiatura, nelle sue diverse versioni. Due cose hanno dato luogo alla narrazione: l’ascolto delle mie figlie al mattino, quando pensavano che io dormissi e trafficavano in casa, libere e sicure e il pensiero riguardo a che ne sarebbe stato di loro se io fossi morta. Dall’incontro di queste due situazioni è nato Recuiem, con il desiderio di guardare alla questione della morte senza pregiudizi, concedendole il tempo per me fondamentale per prenderne atto. Una storia raccontata con gli occhi dei bambini, con i quali ho una buona dimestichezza. E infatti i giovani protagonisti erano a loro agio e sentivano di muoversi in uno spazio protetto”.

Ma non solo prosegue Valentina “uno dei motivi perché ho deciso di fare questo film è quello di parlare della morte. Di questa situazione sospesa prima di prendere consapevolezza di quello che è successo. In fondo nel film nessuno osa nominare quella parola, in un continuo rinvio, mettendo a fuoco quello spazio tra il momento in cui uno muore e la comunicazione di questo evento”.

Un’opera intensa e toccante, ben costruita e raccontata, che potrebbe trovare spazio a pieno titolo anche nelle rassegne dei cineforum. Intanto recentemente Valentina ha fatto un piccola parte nell’ultimo film di Silvio Soldini ed è tra i protagonisti di “L’ordine delle cose”, il nuovo lavoro di Andrea Segre, una storia ambientata tra Padova e la Libia.