Venezia, Palazzetto Bru Zane – Lidija e Sanja Bizjak

Credits Matteo De Fina

VENEZIA – Il Festival Mondi riflessi del Palazzetto Bru Zane ha chiuso in grande stile venerdì 27 ottobre con un concerto per pianoforte a quattro mani, protagoniste le sorelle Lidja e Sanja Biziak. Il ciclo di eventi proposti all’interno della rassegna ha visto vari interpreti affrontare un repertorio ispirato a mondi lontani, conosciuti nei viaggi o semplicemente immaginati dai compositori francesi del XIX secolo. L’Oriente a loro tanto caro non era necessariamente quello estremo, ma più semplicemente la Spagna, l’Italia e il Mediterraneo stesso. E’ proprio il Mare nostrum, o meglio le sue sponde, il tema della serata veneziana.

La Suite algérienne per orchestra di Saint-Saëns nacque dalla sua permanenza in Algeria e fu eseguita a Parigi il 19 dicembre 1880. Le quattro sezioni in cui è suddivisa posseggono ciascuna sintetiche indicazioni programmatiche. Interessanti senza dubbio sono il secondo movimento, in cui la rigidità del canone a più voci, quasi bachiano, si mescola con le atmosfere esotiche e moresche, e il quarto, un allegro giocoso nella più classica tradizione che stride con l’originalità di quanto lo precede. La trascrizione proposta è quella di Gabriel Fauré.

Dai Six Pièces romantiques per pianoforte a quattro mani di Cécile Chaminade ascoltiamo l’Idylle arabe, un valzer che nulla ha di orientale, e la Danse hindoue, dai ritmi melodici conturbanti e più decisamente “lontana”.

Le Songe de Cléopâtre di Mel Bonis è rimasto inedito fino al 2007 e la genesi risale, presumibilmente in quanto il manoscritto non è datato, a dopo il primo conflitto bellico. E’ la riduzione di un’opera sinfonica eponima facente parte del trittico postumo “Trois femmes de légende”. Poco c’è d’Egitto, se non il riferimento del titolo, mentre la scrittura mischia stilemi simbolisti ad accenti moderni tipici degli anni Venti.

Ci vuole fantasia per riconoscere nella trascrizione di André Caplet la bellezza ritmica di Ibéria, dalle Images per orchestra di Debussy. Il pianoforte ricrea parzialmente le atmosfere pittoresche del paesaggio sivigliano, lasciando solo intuire l’esotismo delle nacchere e del tamburello.

La Rapsodie espagnole di Ravel, trascritta dallo stesso per pianoforte dalla versione orchestrale, non perde invece la sua essenza di grande affresco sinfonico, con le sue affascinanti tinte misteriose, ma anche spumeggianti.

Lidija trionfa nei virtuosismi e con verve pirotecnica trasforma il pianoforte in un cannone di note. Sanja è più per le tinte sfumate, per gli accenti riflessivi e d’ampio respiro, possedendo comunque anch’essa una tecnica saldissima. Unendo i loro diversi approcci allo strumento, le sorelle Bizjak dimostrano ottima coordinazione, versatilità nello scambio delle parti e controllo perfetto del tocco.

Sala al completo e pubblico entusiasta.

Luca Benvenuti