Venezia, Piazza San Marco – Sinfonia n. 9 di Beethoven

Credits Teatro La Fenice

VENEZIA – Piazza San Marco, passata la tripletta di Laura Pausini, torna a ospitare la musica classica, prima del concerto di Paolo Conte del 9 luglio. Dopo il Der fliegende Holländer, La Fenice esce in città per un appuntamento cittadino. Sabato 8 luglio Juraj Valčuha ha diretto la Nona Sinfonia di Ludwig van Beethoven, in diretta televisiva su Rai5, Arte e Rai Radio3, protagonisti orchestra e coro del Teatro La Fenice e i solisti Federica Lombardi, Michael Schade, Veronica Simeoni e Mark S. Doss.

La Sinfonia n. 9, ultima composizione di Ludwig van Beethoven, è un monumento della musica di ogni tempo. La gestazione del capolavoro, innovativo per la presenza di soli e coro, fu lunga, risalente addirittura ai tempi dell’Università. Inizialmente abbozzata, fu solo nel 1823 che vi si dedicò completamente, per debuttare il 7 maggio 1824, al Theater am Kärntnertor di Vienna, con lo stesso autore sul podio. L’aneddotica e le cronache nel merito abbondano, ma importante è non dimenticare il messaggio di pace che l’ultimo movimento consegna ai popoli. In tempo di guerra come quello in cui viviamo, An die Freunde risuona nella piazza come grido di speranza e libertà, se non di commosso desiderio di fratellanza tra le genti, sempre più difficile in un momento in cui anche i più semplici rapporti personali possono diventare conflitto. «Abbracciatevi, siate avvinti, uniti» è il testamento di un Beethoven-Prometeo ottimista, fedele nella fiducia nella bontà suprema della creazione.

Valčuha conduce con piglio energico ed arioso, riuscendo, soprattutto nei primi due movimenti, a sottolineare la pregnanze dei molti temi della partitura, valorizzando tutte le sezioni. Nel terzo movimento, qualche lievissima scollatura non inficia comunque l’ottima prova dell’orchestra.

In questo percorso dal buio alla luce, di cui il movimento finale rappresenta la conquista e nel quale Maynard Salomon vede fuse insieme canto, danza, variazione e fuga, le quattro componenti caratteristiche dell’ultimo stile beethoveniano, si uniscono i solisti. Il basso Mark S. Doss introduce con solida impostazione l’Ode alla Gioia, il tenore Michael Schade s’inserisce con un canto un po’ villain. Bene Federica Lombardi, soprano dal timbro pulito e il mezzosoprano Veronica Simeoni, voce di velluto, puntuale e assai corretta.

Il Coro, preparato da Alfonso Caiani, è artefice di una prova discreta, ma si nota un lieve calo di prestazione rispetto alle stagioni precedenti, in termini di omogeneità, compattezza, precisione d’assieme.

Il pubblico, numerosissimo, partecipa fin troppo, applaudendo alla fine di ogni movimento, indice di scarsa dimestichezza con la prassi musicale. Un esempio memorabile ne è la signora tutta elegante che, all’entrata dei solisti prima del finale chiede all’amica: «E questi chi sono?».

Grande successo per tutti.

Luca Benvenuti