A seguito di un’invasione di ragni velenosi, gli abitanti di una palazzina di periferia dovranno imparare a lottare per la loro sopravvivenza. Recita così la sinossi ufficiale di Vermines, lungometraggio d’esordio di Sébastien Vaniček, ultimo film presentato in concorso alla Settimana Internazionale della Critica. Vaniček, già vincitore di numerosi premi con i suoi cortometraggi, presenta al Lido un film che sfrutta il genere horror per mettere in scena una critica e un’allegoria sociale efficace e attuale.

La vicenda è ambientata in un affollato condominio della periferia Est di Parigi, che ricorda da vicino il teatro dell’azione di Athena, presentato anch’esso a Venezia, nel concorso principale, nell’edizione del 2022. Kaleb si guadagna da vivere smerciando scarpe di marca e ha una passione per rettili e insetti. A casa ne ha una vera e propria collezione, con la quale compensa la mancata realizzazione del suo sogno di bambino: aprire un rettilario. Un sogno che la vita non ha reso possibile. Ed è proprio a causa dell’acquisto sottobanco di una pericolosa specie di ragno velenoso che si scatena l’inferno: un inferno che il regista documenta tappa dopo tappa con una regia estremamente dinamica, in un crescendo di tensione, con la macchina da presa sempre in movimento. Attorno a Kaleb ruota tutta una serie di personaggi più o meno ai margini che, tra conflitti e spirito di comunità, rendono il grigio e labirintico casermone una sorta di grossa famiglia allargata.

E sarà proprio il senso di comunità la chiave per la sopravvivenza, specie quando appare chiaro che forze dell’ordine e istituzioni non sono di alcuna utilità nella risoluzione dell’emergenza. La critica sociale è lampante, con l’invasione di ragni (che si evolvono diventando sempre più grossi adattandosi all’ambiente) che diventa simbolo per parlare d’altro. Parlare di emarginazione e ghettizzazione. Quando una problematica non può essere sanata tanto vale lasciare che si inneschi un meccanismo distruttivo colpevolmente letale. È proprio questo quel che accade nel film. Kaleb e i suoi amici devono a loro volta adattarsi, fare fronte comune per non soccombere, evolversi: un meccanismo necessario per poter sopravvivere alle avversità e riscattarsi da una condanna certa. Perché chi dovrebbe proteggere e salvare tratta gli abitanti del condominio, né più e né meno, come gli infestanti che danno il titolo alla pellicola.

Quella di Vermines è una critica schietta e diretta, magari non particolarmente originale, ma che ben si inserisce in quel tradizionale filone in cui il genere horror diventa il mezzo allegorico per eccellenza. Sébastien Vaniček firma un buon esordio, dimostrando di saper padroneggiare le redini dell’horror di stampo classico. E alla Settimana Internazionale della Critica va riconosciuto il merito di una scelta coraggiosa come quella di affidare la chiusura a un film di genere, dando a questo tipo di linguaggio il giusto spazio e la sacrosanta dignità.