Tobias lavora per un’azienda di cereali, sta divorziando ed è tornato a vivere con il padre. Almut è una giovane ex pattinatrice artistica diventata chef di successo. Un incontro fortuito cambia le loro vite per sempre e i dieci anni della loro storia d’amore sono narrati attraverso istantanee del presente e del passato. Ma il nuovo film del regista di Brooklyn (2015) John Crowley, malgrado le premesse, gli interpreti e qualche momento felice in cui sembra recuperare il ritmo, purtroppo non decolla mai del tutto.
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Tobias (Andrew Garfield) e Almut (Florence Pugh) sono due trentenni che vivono in una Londra patinata. Lui deve firmare le carte per il divorzio, lei è completamente dedicata al lavoro come chef di successo. Una sera, tornando a casa, Almut investe Tobias con la sua auto mentre lui sta raccogliendo una penna in mezzo alla strada. Tobias si risveglia in ospedale. Almut lo ha soccorso e accompagnato e lo invita con la moglie nel suo ristorante. Tobias si presenta da solo, e tra i due è (quasi) subito amore, anche se ci vorrà qualche mese prima che Tobias esprima ad Almut il desiderio di vivere insieme e avere una famiglia.
Siamo dalle parti di Love Story (1970, diretto da Arthur Hiller, con Ali MacGraw e Ryan O’Neal): una struggente storia d’amore che fa però dell’assenza di una linea temporale il proprio punto di forza. Infatti, è il tempo che scandisce la relazione e mette un’ipoteca sul loro futuro come coppia e come genitori della piccola Ella. Tobias e Almut imparano ad apprezzare ogni singolo momento, anche quando – contro ogni logica date le sue condizioni – Almut decide di partecipare alla competizione internazionale di alta cucina Bocuse D’Or, arrivando alle finali in Italia. Ma la malattia non perdona e Almut è sempre più debole e prima del trionfo della squadra britannica di cui fa parte, si allontana con Tobias ed Ella dall’arena della competizione per pattinare un’ultima volta nel palaghiaccio locale, ricordando il suo passato di pattinatrice artistica.
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We live in time – Tutto il tempo che abbiamo si basa soprattutto sulle interpretazioni di Andrew Garfield e Florence Pugh, la cui sintonia si percepisce fin dal loro primo incontro: guardarli sullo schermo per la quasi totalità dei 108 minuti è la parte migliore di questa romcom prodotta dall’attore Benedict Cumberbatch e dalla sua casa di produzione SunnyMarch.
Ma è il tempo il vero protagonista di We Live in Time – Tutto il tempo che abbiamo (chissà perché mantenere anche il titolo inglese: per una volta il titolo italiano è abbastanza azzeccato). I dieci anni in cui Tobias e Almut diventano una coppia, costruiscono una casa e formano una famiglia, sono raccontati attraverso cartoline del passato, da cui emerge che Almut doveva prendere una decisione per la sua salute che le avrebbe impedito di avere figli. Ma Almut decide che avere una famiglia è più importante e dopo molti tentativi finalmente aspetta una bambina, Ella, che nascerà nella notte di Capodanno in una sequenza di eventi e in una scena in un distributore di benzina in cui il regista John Crowley riesce a farci sorridere. Tre anni dopo la malattia di Almut ritorna, e di nuovo il tempo diventa protagonista, quando lei decide di scegliere di vivere solo sei o otto mesi fantastici, vissuti nella pienezza del loro amore. Una scelta che Tobias accetta anche se con difficoltà, consapevole che il tempo a loro disposizione èlimitato ma può essere vissuto pienamente.
Titolo originale: We Live in Time
Regia: John Crowley
Interpreti: Florence Pugh, Andrew Garfield
Durata: 108 minuti
Distribuzione: Lucky Red
Web: https://www.luckyred.it/movie/we-live-in-time-tutto-il-tempo-che-abbiamo/
Uscita Italia (cinema): 6 febbraio