A Torino il lato segreto di Bill Pullman

La passione per i frutti

A Torino per presentare a CinemAmbiente il film di Yung Chang The fruit hunters – I cacciatori di frutti, l’attore Bill Pullman, sarà per le ore trascorse tra gli alberi da frutto – attività rivelata dal film – ha un sorriso sereno e un invidiabile fisico da (quasi) sessantenne in buona forma fisica.

A Torino non ha perso l’occasione di visitare il Museo della Frutta, un piccolo gioiellino in cui sono raccolti modelli di frutti, molti dei quali scomparsi, realizzati con una particolare tecnica da Francesco Garnier Valletti, uomo dell’Ottocento che in qualche modo fu un “esploratore” di questo mondo capace di rivelare così tante sorprese.

Un posto incredibile! Avevo già visto delle riproduzioni, per lo più in cera, ma con un aspetto finto. Queste mi hanno fatto venire fame!

Uno stile di vita sostenibile e in armonia con la natura, ma anche fatica, tempo, soprattutto passione. Come passare dal set agli innesti in frutteto? “Semplicemente seguendo le stagioni. Ci sono momenti in cui c’è il sole, produci e cresci e dei momenti in cui ti riposi, sei quiescente. Per esempio: la maturazione degli agrumi a Los Angeles va da dicembre a maggio. Quando è finita posso dedicarmi al resto“.

Il Presidente Whitmore di Independence Day nel documentario non parla alla nazione, ma ai suoi vicini di casa di Los Angeles per organizzare un frutteto comunitario e salvare dal cemento un’ampia porzione di collina proprio di fronte alla scritta Hollywood: “Vivo a Los Angeles perchè sono un attore, ma ho questo lato segreto… Gli attori nell’immaginazione della gente trascorrono il tempo libero facendo cose più avventurose, nessuno pensa che un attore possa essere un contadino. Ma mia moglie e io abbiamo scelto di vivere nel modo più naturale possibile con i nostri figli, seguendo uno stile di vita che condividiamo con i nostri più cari amici“.

L’amore per la natura e per la frutta è nato quando era ancora ragazzino, ma l’incontro con il regista Yung Chang ha rappresentato una svolta: “All’inizio ero un po’ nervoso pensando che avrebbe portato le telecamere nel mio mondo e temevo che i miei vicini potessero essere a disagio, ma lui mi ha dato accesso al processo creativo nello sviluppo del documentario e questo mi ha veramente cambiato la vita. Ho conosciuto persone straordinarie, e sono particolarmente felice di essere qui a Torino e di partecipare a questo festival“.

(Foto: Paolo Tangari)